Prima Pagina di Google: la guida per migliorare il posizionamento

Come apparire in prima pagina su Google? Chiederselo è normale, dal momento che i siti web posizionati tra i primi posti ottengono più visite dal motore di ricerca.

Per aziende, professionisti e attività locali è un’opportunità di farsi trovare non da poco.

Per capire cosa fare per essere in prima pagina, prima di tutto è opportuno spiegare in breve, e in parole semplici, come funziona il motore di ricerca Google.

Questo aspetto ti aiuterà a capire alcuni concetti chiave come la scansione, l’indicizzazione e il ranking.

Come funziona l’indicizzazione su Google

Google scansiona milioni di pagine web ogni giorno, mentre processa oltre 3,5 miliardi di ricerche al giorno. Il primo risultato organico – in tutte le ricerche – riceve quasi il 30% dei clic.

In questo grafico vedi la percentuale di clic per impressions (CTR), in media, che la prima pagina di Google porta verso i siti web posizionati.

ctr posizioni google

Il totale fa 86,3%. Questo significa che su 100 clic effettuati su Google, dopo una ricerca, oltre 86 vanno sui risultati in prima pagina.

Per arrivare a questo punto, di essere nei primi posti del ranking, occorre far sì che Google scansioni e indicizzi il sito web, e poi lo “giudichi” rilevante quando si tratta di “classificare” i suoi contenuti.

La scansione (crawling) è il processo con cui Google scopre nuove pagine web e aggiorna quelle esistenti. Questo processo avviene tramite il crawler di Google, chiamato Googlebot. In gergo viene anche definito spider o robot.

Googlebot è un programma automatizzato che naviga sul web per scoprire e raccogliere pagine. Lo spider utilizza link tra le pagine per trovarne di nuove. E può fare riferimento a elenchi di URL provenienti da scansioni precedenti e da sitemap fornite dai proprietari dei siti.

L’indicizzazione è il processo tramite il quale Google elabora le pagine scansionate e le aggiunge al proprio indice, che è un database gigantesco contenente informazioni su miliardi di pagine web.

Questo database è la parte di web che Google ha deciso di indicizzare, motivo per cui, quando effettuiamo una ricerca, non la facciamo su tutto il web, ma solo sulla porzione indicizzata.

Per questo non è scontato comparire su Google, figuriamoci essere ai primi posti. Google aggiorna costantemente il suo indice e modifica nel tempo i criteri di classificazione, tramite aggiornamenti periodici (come il Core Update) o straordinari (come gli storici aggiornamenti Panda, Penguin, Helpful Content) che modificano il sistema di classificazione degli algoritmi, tra cui il famoso PageRank.

Ma c’è un modo per influenzare le scelte degli algoritmi di Google? Sì, e sono le tecniche di ottimizzazione (SEO) volte a migliorare il posizionamento per le query o ricerche che ci interessano.

Nota bene: non è necessario “aggiungere il sito su Google” perché ci pensa il motore in automatico. Ma puoi accelerare il crawling e l’indicizzazione inviando la sitemap (elenco dei contenuti che vuoi indicizzare) via Google Search Console.

Per il proprietario di un sito l’obbiettivo è: far scansionare i contenuti del sito, farli indicizzare e farli classificare come attendibili e di valore, cercando di salire in prima pagina, se non ai primi posti.

Prima una breve spiegazione degli elementi di una tipica pagina dei risultati di Google.

Comprendi i risultati di Google

La pagina dei risultati di Google, chiamata in gergo SERP, cambia aspetto a seconda della ricerca effettuata, ma presenta due sezioni distinguibili:

  • I risultati a pagamento, tramite il servizio di annunci sponsorizzati di Google Ads, di solito tre o quattro in evidenza in altro e altri in fondo.
  • I risultati organici, non a pagamento, basati sugli algoritmi di ranking e sui fattori SEO, immediatamente sotto.

I risultati organici hanno diversi formati, da quello tradizionale fatto di link diretti alle pagine web posizionate agli snippet in primo piano, che offrono risposte dirette alle query. Il Knowledge Graph fornisce informazioni su persone, luoghi e cose. Il Local Pack visualizza una mappa con attività locali pertinenti. Inoltre, Google include sezioni con video e immagini rilevanti, nonché rich snippets che arricchiscono i risultati con valutazioni e recensioni.

A partire dal 2024 Google sta integrando la SERP con le risposte della ricerca generativa (SGE) basata sull’intelligenza artificiale.

Come essere ai primi posti su Google?

Per essere in alto su Google e farti trovare per le ricerche che ti interessano, hai due strade:

  1. Pagare ed essere in prima pagina tramite gli annunci sponsorizzati. In questo caso devi creare una campagna SEA / SEM con il programma Google Ads. Puoi scegliere le parole chiave sulle quali apparire, e la posizione negli annunci dipende da quanto sei disposto a pagare un singolo clic. Il costo di questo dipende da un’asta. Perciò il rendimento della campagna dipende dal budget giornaliero, dalla tipologia di offerta, dalla qualità degli annunci e delle pagine collegate ad essi. Paghi solo i clic effettivi.
  2. Sfruttare la SEO per il posizionamento organico. I risultati organici invece non richiedono che tu paghi direttamente Google per apparire, ma sono una tecnica di medio-lungo termine, basata sui fattori di ranking che Google utilizza per determinare i siti più attendibili per una data ricerca (query). Puoi farlo da solo, seguendo le indicazioni di questa guida, oppure affidarti a un esperto SEO.

Inizia seguendo questi passaggi per arrivare in prima pagina su Google. Ricordati: nessun SEO serio può garantirti la prima posizione.

Scegli le keyword giuste

Per apparire in prima pagina, non devi puntare su keyword generiche, perché gli utenti effettuano ricerche molto precise. La scelta delle parole chiave deve essere in linea con le ricerche degli utenti.

La prima cosa da fare è quindi circoscrivere in modo preciso l’argomento del tuo sito web e suddividerlo in sotto-argomenti secondari.

All’interno di questi devi poter identificare le ricerche tipiche degli utenti. È così che puoi apparire sulle ricerche più precise, sfruttando long tail keywords, che sono parole chiave più lunghe e precise.

Le long tail keywords corrispondono meglio alle ricerche specifiche degli utenti e offrono maggiori possibilità di posizionamento, perché hanno meno concorrenza.

Google semplifica i risultati interpretando l’intento dell’utente, ovvero la natura soggettiva della ricerca – e quando può raffina il risultato.

Vedi nell’immagine qui sotto. La ricerca è generica, ma l’intento è specifico e Google si adegua, restituendo informazioni precise, addirittura in tempo reale.

serp google

Esistono degli strumenti che possono aiutarti nella scelta

Strumenti per l’analisi delle keyword

  • Strumento di pianificazione delle parole chiave o Google Keyword Planner: gratuito ma limitato, fornisce un raggio di volume di traffico e suggerimenti. Ma funziona meglio con una campagna ADS attiva (a pagamento).
  • Google Trends consente di trovare degli spunti sugli argomenti in tendenza nel tempo.
  • Tool professionali a pagamento, usati dai SEO, come: Semrush, Ahrefs, Serpstat, Seozoom, Ubersuggest e altri. In particolare Semrush e Ubersuggest ti consentono di fare delle ricerche gratuite, seppure limitate.
  • Puoi analizzare direttamente la SERP studiando i suggerimenti che fornisce Google tra un risultato e l’altro.

Questi metodi esposti non sostituiscono un’analisi SEO completa, che è cruciale per migliorare il posizionamento su Google. La scelta delle parole chiave e la comprensione delle ricerche degli utenti sono passaggi fondamentali, ma per iniziare va bene.

Crea contenuti di qualità

Per andare in prima pagina di Google, i contenuti di qualità sono essenziali. E Google lo ribadisce ad ogni aggiornamento.

Come accennato prima, i contenuti devono essere in linea con le parole chiave scelte, ma soprattutto devono rispettare l’intento di ricerca.

Se l’utente trova soddisfazione nei tuoi contenuti, avrà raggiunto lo scopo della ricerca. E questo meccanismo viene premiato da Google attraverso varie metriche.

Maggiore è la qualità dei contenuti, più alta è la possibilità che gli utenti li condividano, li consiglino, li commentino o aumentino la permanenza nel sito web.

Google definisce in modo strategico i contenuti di qualità, classificandoli con un sistema introdotto ad Agosto 2022: il sistema dei contenuti utili, ora integrato nel cuore della classificazione.

Crea contenuti orientati agli utenti, non al motore di ricerca o solo “pensati in ottica SEO”. L’utilizzo delle parole chiave, identificate in precedenza, risulterà naturale e non forzato.

Ecco però dei consigli aggiuntivi.

Inserisci la keyword principale subito all’inizio del testo. E poi richiamala anche alla fine, magari contenuta nel sottotitolo dell’ultimo paragrafo e in chiusura del testo, per richiamare l’attenzione dell’utente.

Inserisci la keyword in elementi HTML di facile comprensione, come il titolo principale del documento (di solito in formato H1) e usa delle frasi correlate nei sottotitoli in formato H2, H3.

Non scrivere il testo intorno alla keyword o scriverai in modo pessimo. Esponi l’argomento in modo semplice, presentandolo all’utente e fornendo soluzioni e chiarimenti che siano utili per andare incontro alla natura della sua ricerca.

Aiuta Google a capire di cosa tratta il contenuto rimanendo nel campo semantico dell’argomento.

Non deviare l’attenzione di Google con divagazioni fuori tema o esempi e analogie difficili da assimilare all’argomento principale. Usa termini specifici e propri dell’argomento, rimani focalizzato al massimo sull’intento dell’utente e sulla natura della ricerca.

  • Non pensare a una lunghezza minima del testo.
  • Vai dritto al punto nelle risposte che fornisci all’utente. O meglio: in ciò che l’utente si aspetta da quella tipologia di ricerca. Non allungare il testo e non usare frasi complesse. Il testo deve fornire risposte immediate, comprensibili, attendibili.
  • Non riempire di keyword il testo (stuffing) o puoi essere penalizzato.
  • Migliorane la leggibilità nel tempo. Usa un semplice trucco: leggi ad alta voce il testo prima di pubblicarlo. Se ripeti troppo le parole chiave o divaghi, è meglio intervenire.

Ottimizza i meta tag

I meta tag sono molto importanti e puoi sfruttarli per ottimizzare al meglio il contenuto, usando le keyword in modo strategico.

I meta tag hanno due scopi:

  • Comunicano a Google l’argomento del contenuto, dando un’informazione importante.
  • Aumentano la possibilità di ricevere più clic dalla SERP, dal momento che vengono mostrati in anteprima. Se ricevi più clic, Google tende a considerarlo come un voto a favore del tuo sito.

I due meta tag di cui tenere conto sono:

  • il tag title: cioè il titolo che compare nella pagina dei risultati di Google.
  • il meta tag description: cioè la breve descrizione informativa che compare sotto il title.
meta tag
Il meta title compare appena sotto il nome del dominio, seguito dalla meta tag description.

Title tag

  • Lunghezza: massimo 60 caratteri, includendo il nome del sito.
  • Keyword: comprende la keyword principale.
  • Stile: accattivante, non contiene una lista di parole chiave.
  • Corrispondenza: meglio se corrisponde al titolo del contenuto in formato H1
  • Unicità: unico per ogni pagina, non va duplicato.

Meta description

  • Lunghezza: non deve superare i 160 caratteri.
  • Cosa riguarda: riassume l’argomento della pagina.
  • A cosa serve: è un invito a scoprire il contenuto interno di una pagina.
  • Keyword: menziona la keyword principale o simile in modo discorsivo.
  • Unicità: diversa per ciascuna pagina.

Imposta URL brevi e facili da capire

Quando organizzi le sezioni del sito, hai la possibilità di scegliere l’URL, cioè l’indirizzo web con il quale è possibile raggiungere una pagina web.

Per avere una migliore resa sul motore di ricerca, Google consiglia che le URL siano semplici, immediati e riscritti.

La riscrittura riguarda appunto la resa finale. I sistemi di gestione dei contenuti si basano su database, per cui, se l’URL non viene riscritto, può apparire una stringa dinamica al posto di un testo sensato (esempio.com/item?id=134 al posto del più efficiente esempio.com/titolo-articolo/).

Non usare più di tre o quattro parole. Fai riferimento alla keyword o argomento principale del contenuto.

Non usare caratteri speciali o la lettera maiuscola; separa le parole con il trattino (-) e non con l’underscore (_).

Velocizza il sito

Già da diversi anni la velocità del sito è molto importante. Se il sito è troppo lento, l’utente può rinunciare a visitarlo, abbandonando la pagina prima ancora che sia caricata.

Per evitare questi problemi, usa dei template grafici molto leggeri, minimalisti. E se usi piattaforme come WordPress non installare plugin che non ti servono.

La velocità è sempre più importante e devi fare attenzione a passare il test dei Segnali Web Essenziali o Core Web Vitals.

I Segnali Web Essenziali sono un insieme di metriche specifiche definite da Google per valutare la qualità dell’esperienza utente su una pagina web. Queste metriche includono:

  1. LCP (Largest Contentful Paint): Misura il tempo di caricamento del contenuto principale della pagina. Un buon LCP è inferiore a 2,5 secondi.
  2. FID (First Input Delay): Valuta la reattività della pagina misurando il tempo che intercorre tra la prima interazione dell’utente e la risposta del browser. Un buon FID è inferiore a 100 millisecondi.
  3. CLS (Cumulative Layout Shift): Misura la stabilità visiva della pagina, calcolando quanto il layout si sposta inaspettatamente. Un buon CLS è inferiore a 0,1.

Puoi misurarli tramite lo strumento Google Page Speed Insights. Un altro tool per misurare la velocità di caricamento delle pagine è GTMetrix.

Ottimizza il sito per i dispositivi mobile

Il sito dev’essere fruibile da mobile (smartphone e tablet). Anche in questo caso Google ci fornisce uno strumento per verificare la leggibilità: il test mobile friendly.

segnali web essenziali

Usa per tanto un template grafico responsive, che cioè si adatta al display da mobile.

Ma non fermarti qui: è importante anche l’esperienza di navigazione complessiva, detta user experience (UX) o esperienza dell’utente.

Non dare priorità alla forma rispetto alla funzionalità.

Non appesantire le pagine con troppa pubblicità o con effetti grafici che non servono all’utente e, anzi, rallentano il sito o lo rendono poco leggibile da mobile.

Non usare combinazioni di colori che rendono difficile la lettura. Verifica che gli spazi tra le scelte touch come le voci di menu, i link e i pulsanti siano sufficientemente ampi da essere cliccabili senza difficoltà.

Ottimizza le immagini

Inserisci le immagini quando possono migliorare la comprensione del contenuto. Così facendo, aumenti la coerenza della pagina e fornisci a Google un ulteriore elemento di classificazione.

  1. Carica solo immagini pertinenti. Se sono originali ancora meglio. In caso contrario, attribuisci sempre il credito all’autore con una breve nota.
  2. Prima di caricarle rinominale usando come nome il soggetto che rappresentano, senza forzare l’utilizzo della parola chiave.
  3. Compila l’attributo ALT indicando il soggetto che viene rappresentato nell’immagine. Non usarlo per inserire delle liste di parole chiave senza senso, soprattutto se carichi più immagini. Questo elemento è importante sia per l’accessibilità, sia per fornire un’informazione rilevante al motore di ricerca.

Assicurati che siano leggere e di buona qualità, prediligendo formati come PNG e WebP. Non fare l’errore di caricare direttamente dalla galleria dello smartphone, perché solitamente si tratta di immagini enormi e pesanti, che rallenterebbero il caricamento della pagina.

Cura l’aspetto e la leggibilità del contenuto

I contenuti memorabili, che tutti vogliono leggere e condividere, spesso hanno una formattazione semplice, ma curata.

Non usare dei caratteri (font) strani, che potrebbero pregiudicare la leggibilità. Usa un corpo di almeno 18-20 px per il testo. Oggi gli schermi sono tutti HD, non ha senso usare font 14.

Usa i grassetti e i corsivi per enfatizzare delle frasi o dei passaggi.

Spazia i paragrafi e introducili con titoli dove è necessario. Non usare dei blocchi di testo senza pausa, soprattutto in cima alla pagina. Perché possono creare delle difficoltà nella lettura e rallentare la scansione di Googlebot.

Usa elenchi puntati e numerati e, in caso di articoli molto lunghi, valuta l’idea di inserire un indice dei contenuti per la navigazione rapida tra le varie sezioni.

Scrivi pensando al lettore, con paragrafi ben strutturati, corretti anche dal punto di vista grammaticale, che invitino ad andare avanti nella lettura.

Crea un piano editoriale e pubblica regolarmente

La pubblicazione regolare favorisce l’indicizzazione: Google arriva con più frequenza sul sito. Non sottovalutare questo aspetto, anche se possiedi un’azienda.

Puoi dare informazioni su quello che fa l’azienda, su l’arrivo di nuovi prodotti e servizi, sui problemi e le soluzioni che offri. Cerca di pubblicare articoli attinenti.

Può essere utile stilare un piano editoriale di pubblicazioni, così da sapere in anticipo di cosa dovrai parlare.

Assicurati nel tempo che, le informazioni contenute sul sito siano attendibili, ancora valide, aggiornate e non traggano in inganno i lettori con fatti non comprovati o fuorvianti.

Man mano che procedi nella stesura e pubblicazione dei contenuti, puoi rafforzare il ranking degli stessi su Google inter-linkandoli tra di loro, all’interno delle parole chiave (anchor text).

Diversifica il modo in cui linki le varie pagine / articoli interni, rimanendo sempre nell’ambito delle keyword sulle quali vuoi posizionarti.

Se hai scritto un piano editoriale, puoi sfruttarlo per linkare tra di loro vecchi e nuovi articoli, creando post in sequenza.

Organizza i contenuti in modo gerarchico, scendendo dal generico allo specifico.

Cura la navigazione interna del sito

Assicurati che il sito web non abbia collegamenti spezzati, cioè dei link interni o esterni che puntano a pagine non più esistenti.

Quando una pagina non viene trovata, i browser come Chrome o Safari restituiscono un errore 404. Per questo è consigliabile personalizzare la pagina 404 per dare un’opzione in più all’utente che è capitato sulla pagina cancellata.

Per Google un “errore 404” significa solo che il contenuto non si trova più nella posizione precedente ed è stato cancellato o spostato. Dopo un po’ di tempo lo esclude dall’indice. Se è stato sostituito da una nuova pagina, è bene attivare dei REDIRECT per reindirizzare l’utente dal vecchio al nuovo URL.

Invia la sitemap XML a Google

La sitemap XML è un file che elenca tutte le pagine di un sito web che si vogliono indicizzare, fornendo informazioni sulla struttura del sito e la frequenza di aggiornamento delle pagine.

La sitemap XML può essere creata manualmente o generata automaticamente utilizzando plugin (per CMS come WordPress) o strumenti online. Deve essere salvata con l’estensione .xml e posizionata nella root directory del sito.

Una volta generata può essere inviata a Google tramite Search Console, così da essere sicuri di inviare al motore di ricerca l’elenco delle pagine che vogliamo indicizzare (Google non è obbligato a farlo, ma la sitemap funziona da raccomandazione).

Crea il profilo dell’attività e cura il SEO local

Le attività locali che servono la clientela nella loro area geografica, possono beneficiare della presenza sulla mappa di Google, che compare nelle ricerche locali.

È quindi fondamentale per attività commerciali come ristoranti, negozi, boutique, ma anche per servizi professionali, per la casa, per la cura della persona, per le attività di intrattenimento e lo sport e così via.

Per apparire nel local pack, cioè la mappa mostrata in alto nella SERP, occorre fare delle operazioni di ottimizzazione specifiche (SEO LOCAL).

Tutto parte dall’apertura di un profilo dell’attività su Google, conosciuta come Google My Business. Questa iscrizione è totalmente gratuita e basta un semplice indirizzo gmail.

Una volta inserita la scheda, con l’indirizzo corretto, scegli la categoria adatta, scrivi una descrizione coerente con quello che si offre al pubblico, inserisci gli orari di apertura e procedi alla verifica.

Un altro passo è quello di sfruttare le citazioni locali, iscrivendo il sito nelle directory local più rilevanti. Lo sapevi che la pagina aziendale di Facebook è di fatto una pagina local? Poi ci sono servizi come le Pagine Bianche, le Pagine Gialle e quelle più verticali destinate a settori specifici, come il turismo o la ristorazione.

Infine, occorre ottimizzare anche il sito in ottica locale, curando le pagine “Contatti”, “Chi siamo” e “Dove siamo”, e scrivendo delle informazioni coerenti con quelle presenti sulla scheda di Google My Business.

In particolare, si può inserire il markup schema.org dedicato alle attività locali, chiamato “LocalBusiness“, in questo modo Google e gli altri motori di ricerca sapranno che si tratta di un’attività in zona legittima.

Per concludere ricordati che Google modifica sempre il suo sistema di classificazione. L’ultima volta è capitato a Marzo del 2024 e questo update ha avuto un grande impatto su tanti siti. Sono state registrate penalizzazioni che hanno fatto perdere anche il 95% del traffico.

Di recente, un cliente è arrivato proprio in questa condizione, e con le giuste operazioni lo abbiamo rimesso in ordine.

penalizzazione google risolta

Se il tuo sito è legittimo e affidabile non rischia, ma i risultati non sono mai stabili, c’è sempre una leggera fluttuazione. L’influenza della personalizzazione della ricerca e la localizzazione dell’utente possono avere un peso.

Il consiglio è che, se non sai come procedere, è bene attivare una consulenza SEO professionale.

Pietro Soddu

Senior web marketing manager

Aiuto PMI, professionisti, siti web e attività locali a trovare il loro posto nella rete, aumentando visite e ricavi.