Quando le persone effettuano una ricerca su Google, trovano dei risultati sui quali poter cliccare.
Per essere presente in questi risultati organici, devi migliorare il posizionamento su Google del tuo sito web, seguendo questi consigli.
- Scegli le parole chiave per il sito
- Crea contenuti interessanti per gli utenti
- Rendi il sito veloce da navigare
- E leggibile da dispositivi mobili
- Invia la sitemap e monitora la performance
- Crea URL ottimizzate per i motori di ricerca
- Ottimizza i meta tag title e description
- Ottimizza i titoli all’interno dei contenuti
- Inserisci le parole chiave nel testo
- Usa immagini ed elementi informativi
- Cita le fonti con i link esterni
- Potenzia la struttura del sito con i link interni
- Attieniti ai principi dell’aggiornamento Helpful Content
- Ottieni backlink (link in entrata)
- Monitora la performance del sito
- Perché un sito non viene indicizzato da Google
- Inserire il sito su Google
- Tipiche cause di mancata indicizzazione
- Manca la sitemap XML
- Errori nel file robots o file robots mancante
- Le impostazioni dei meta robot bloccano il sito
- Il sito è troppo lento
- Sono presenti duplicazioni
- Violazione delle linee guida di Google
- Presenza di malware e attacchi hacker
- Il contenuto non è migliore di quello già presente
- Il sito non ha contenuti di valore
- Altri motivi per cui il sito non è indicizzato su Google
Scegli le parole chiave per il sito
Le parole chiave o keyword sulle quali ci si può posizionare sono tante quante i contenuti in grado di rispondere in modo efficace alle ricerche degli utenti.
Di norma un sito ha almeno una parola chiave di riferimento principale, e tante correlate.
Ma gli utenti effettuano le ricerche in modo stratificato, per cui le query inserite su Google possono essere presenti in tante variazioni.
Le parole chiave tradizionalmente si considerano:
- generiche e brevi, ad ampio traffico che comprendono diverse variazioni.
- specifiche o long tail keywords, più lunghe e specifiche che vanno molto in dettaglio.
I buoni contenuti tendono a posizionarsi su entrambe, ma ci sono più possibilità di posizionarsi nelle parole chiave specifiche, precise, di nicchia.
Google stesso opera così: di fronte a una scelta generica preferisce mostrare risultati specifici.
Guarda questo esempio: di fronte a una ricerca molto generica, ma in trend e rilevante, che viene fatta spesso, Google preferisce dare molte opzioni all’utente.
Questo vuol dire che la scelta delle parole chiave non può essere mai indirizzata verso ricerche (query) troppo generiche, perché comunque Google – attraverso la raccolta dei suoi dati – cercherà sempre di dare all’utente una risposta specifica.
A questo punto conviene puntare su ricerche specifiche, perché gli utenti verranno indirizzati a risultati specifici attraverso i diversi elementi della ricerca.
Per puntare a ricerche specifiche occorre puntare su gruppi di parole chiave specifiche.
Devi in sostanza fare una ricerca delle parole chiave, con un’analisi completa della loro competitività e dei volumi di traffico.
Cercando anche di capire in che posizione si trova il sito su Google, così da sapere se sono presenti già dei contenuti che si posizionano oppure se sia necessario crearli ad hoc.
Esistono strumenti che ti consentono di cercare le parole chiave relative al tuo sito:
- Strumento di pianificazione delle parole chiave o Google Keyword Planner: gratuito ma limitato, fornisce un raggio di volume di traffico e suggerimenti. Ma funziona meglio con una campagna ADS attiva (a pagamento).
- Google Search Console consente di verificare su quali ricerche compare attualmente il sito e se genera click.
- Tool professionali a pagamento come: Semrush, Ahrefs, Serpstat, Seozoom, Ubersuggest e altri. In particolare Semrush e Ubersuggest ti consentono di fare delle ricerche gratuite, seppure limitate.
Un’altra alternativa gratuita, è sondare Google ripetutamente e segnarsi i suggerimenti che fornisce, il problema è che in questo modo non ottieni i volumi di traffico.
Confronta i siti competitor nella prima pagina di Google, verifica che tipologia di contenuti sono presenti nella ricerca che ti interessa.
Vedi come altri siti organizzano i testi, i titoli, su che aspetti si focalizzano per rendere le informazioni presenti, coerenti e precise.
Usa in particolare la funzione di auto-completamento delle ricerche di Google, cioè i suggerimenti di risposta che Google ti sottopone mentre digiti all’interno della casella.
Nella stessa ricerca studia le ricerche correlate, che compaiono a fondo pagina di Google ogni volta che fai una ricerca.
Queste ricerche sono cliccabili e ti aiutano a capire di cosa dovrebbe parlare il contenuto che hai in mente, perché sia più completo e riconducibile all’interesse mostrato dall’utente.
Se noti, le ricerche correlate sono afferenti all’argomento principale, come una sorta di esplorazione in profondità dell’argomento.
Quando effettui una ricerca, sulla pagina dei risultati di Google, compare anche un’altra sezione: “le persone hanno chiesto anche“.
Come è facilmente intuibile, la sezione riporta delle domande relative all’argomento; puoi anticipare queste domande fornendo le risposte, che peraltro Google riporta nel menu a tendina.
Nel tuo testo non è nemmeno necessario avere una sezione FAQ o di Domande Frequenti.
Per Google è sufficiente che ci sia un testo che di fatto fornisca la risposta a questo tipo di domande.
Funziona questo metodo? Sì e no, nel senso che ti dà un’indicazione di massima ma nulla più.
Una volta che hai segnato le keyword puoi verificare il posizionamento con successive ricerche su Google o dei tool online, ma cambia poco.
Di fatto ottieni solo informazioni parziali, quando io invece ritengo che la fase di analisi e studio non solo sia fondamentale per migliorare il posizionamento su Google, ma anche decisiva.
Puoi fare da te in molti campi, ma se proprio devi spendere, fallo su un’analisi SEO professionale.
Sapere su cosa posizionarsi, scovando opportunità e differenziandosi dalla concorrenza, potrebbe fare una differenza enorme sul successo del sito web.
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Crea contenuti interessanti per gli utenti
Una volta che sai quale parole chiave puntare, sai anche se servono nuovi contenuti o se i vecchi vadano potenziati.
Il contenuto deve possedere questi requisiti:
- essere aggiornato e scritto bene;
- rispondere effettivamente all’esigenza dell’utente;
- guardare all’intento dell’utente e non al mero posizionamento su Google (ad esempio: questo articolo, anche se focalizzato su una tecnica, cerca di fornirti delle risorse per aiutarti davvero a migliorare il posizionamento).
- fornire descrizioni complete sui temi di cui tratta.
- non fornire informazioni scontate;
- non essere duplicato e banale, poco originale;
- essere specifico e utile sull’argomento;
- citare fonti a supporto, analisi e ricerche se necessario;
- non girare intorno alle parole chiave ma fornire informazioni utili che l’utente possa condividere con altri.
I contenuti che funzionano lato SEO:
- Contenuti di valore (pillar content) che citano fonti rilevanti, riportano dati attendibili, forniscono un nuovo punto di vista su aspetti conosciuti.
- Interviste e round-up (panoramica di opinioni) con esperti del settore.
- Video e gallerie di immagini se la categoria del sito lo richiede.
- Liste interessanti.
- Contenuti how-to cioè guide per fare qualcosa o risolvere un problema.
- Contenuti basati su “domande frequenti”.
- Graficamente appetibili con dati, numeri che possono essere riassunti in grafici come diagrammi o istogrammi o ancora delle infografiche originali.
Per migliorare il posizionamento su Google devi ottimizzare sia il sito nella sua interezza, sia i singoli contenuti.
L’ottimizzazione del sito è raggiungibile attraverso un combinato disposto di:
- Grafica veloce e semplice che favorisca la lettura e la navigazione.
- Un design reattivo e adattativo ai dispositivi mobile (responsive).
- La velocizzazione della navigazione attraverso l’impiego di plugin di cache e compressione, che consentono di soddisfare i principi dei Segnali Web Essenziali.
- La comunicazione della sitemap a Google via Google Search Console, che ti consente di monitorare i livelli di indicizzazione e la presenza di errori.
- L’ottimizzazione di ciascun singolo contenuto testuale e multimediale.
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Rendi il sito veloce da navigare
Già da diversi anni la velocità del sito è molto importante. Immagina di avere un sito lento: il visitatore cerca di accedere, ma dopo diversi secondi nei quali la pagina non si apre, chiude la finestra o torna indietro su Google.
È molto grave perché perdi delle opportunità. La velocità del sito è anche un fattore di posizionamento, uno dei più importanti.
Anche per quanto riguarda il posizionamento Google lavora in economia: non vuole che gli utenti finiscano su siti irraggiungibili, la ricerca dev’essere efficiente almeno quanto la risposta. Per velocizzare il sito è indispensabile pensare in maniera leggera.
La stragrande maggioranza dei siti oggi vengono realizzati con CMS (Sistema di Gestione del Contenuto) come WordPress o Joomla o magari Shopify e Prestashop per gli e-commerce.
Queste piattaforme sfruttano un database per funzionare. Se il database viene appesantito, la risposta sarà più lenta.
Non usare componenti aggiuntivi che non servono.
Fortunatamente Google viene in tuo soccorso, fornendoti uno strumento per misurare la velocità identificando i punti deboli, che rallentano il sito: Page Speed Insights.
Un altro tool interessante è Test My Site di Google.
Puoi velocizzare il sito applicando i principi della cache e della compressione.
- Se usi WordPress puoi installare uno dei tanti plugin gratuiti di cache.
- Se usi altri sistemi come Shopify, Magento, Prestashop, Joomla esistono add-on e comandi interni che permettono di attivare la cache.
- Tieni conto che diversi hosting provider (come Aruba o Siteground) provvedono ad attivare la loro versione di cache, inclusa nel pacchetto di hosting condiviso.
E leggibile da dispositivi mobili
Il sito inoltre dev’essere fruibile da mobile (smartphone e tablet). Anche in questo caso Google ci fornisce uno strumento per verificare la leggibilità: il test mobile friendly.
Se su queste metriche ottieni dei risultati confortanti puoi andare oltre.
Aggiornamento Aprile 2023: Google ha escluso dal sistema di ranking la velocità del sito, i punteggi sui segnali web essenziali, l’esperienza di navigazione e la leggibilità da mobile. Non significa che non vanno tenuti in considerazione, ma che è indispensabile, come sempre, concentrarsi sulla bontà dei contenuti.
Invia la sitemap e monitora la performance
Posizionare un sito su Google non assicura il successo dello stesso nel tempo, perché Google può modificare i parametri di giudizio del ranking, oppure semplicemente il tuo contenuto non essere più al passo con i tempi.
Per aumentare il ranking nel tempo, devi monitorare la performance del sito e ci sono due strumenti molto validi che ti consentono di tracciare le posizioni, verificare quali contenuti appaiono sul motore di ricerca e il livello di coinvolgimento del pubblico negli stessi, una volta che dalla ricerca atterrano su Google.
- Google Search Console, gratuito e semplice da installare.
- Google Analytics 4, gratuito e un po’ meno semplice da utilizzare, ma con delle funzioni di report di base piuttosto intuitive.
Se utilizzi WordPress e Gmail puoi attivare questi due account e controllarli attraverso il plugin fornito da Google in via ufficiale: Google Site Kit.
Sull’utilità di questi tool ti rimando all’articolo dedicato agli strumenti gratuiti da utilizzare.
Grazie all’uso combinato di questi strumenti puoi verificare, nel tempo, se i contenuti realizzati sono effettivamente in grado di migliorare il posizionamento e se portano traffico qualificato, cioè per le parole chiave che avevi scelto.
Puoi vedere in che posizione il sito compare e tracciare i miglioramenti in seguito a delle modifiche.
Da Google Search Console puoi ricevere suggerimenti efficaci per migliorare la “tematizzazione del sito” (clustering), nel senso che puoi trarre degli spunti su quali contenuti scrivere o come completare quelli esistenti.
Seguendo il metodo illustrato sopra, ti basta andare nella sezione Rendimento per vedere che tipo di ricerche sviluppano i tuoi contenuti.
Da Search Console – nell’area Indice – puoi comunicare a Google la sitemap del sito, quindi dirgli che contenuti indicizzare.
Nella sitemap devono essere presenti solo le URL (indirizzi web) che intendi far indicizzare.
Non vanno inserite le URL non canoniche e quelle reindirizzate tramite Redirect 301.
Google ti avviserà dello stato dell’indicizzazione, se cioè i contenuti sono presenti nell’indice o se ci sono problemi tecnici da risolvere.
Senza l’indicizzazione gli utenti non li troveranno mai.
Google Search Console è uno strumento di diagnostica molto importante, da installare fin dal primo giorno perché così facendo, una volta messo online il sito, puoi comunicare la sitemap… ma in seguito monitorare la performance del sito, ricevendo avvisi su eventuali problemi legati:
- Alla scarsa velocità del sito.
- Alla leggibilità da mobile.
- Alla presenza di errori che impediscono l’indicizzazione su Google.
- Oltre a un report mensile sul rendimento dei singoli contenuti.
Tieni aggiornato e sicuro il sito e verifica se ci sono “collegamenti rotti”, cioè vicoli ciechi che non portano da nessuna parte.
Plugin come JetPack di WordPress ti possono aiutare a controllare gli accessi indesiderati e mandarti avvisi se il sito – per un qualche motivo – va offline.
Crea URL ottimizzate per i motori di ricerca
Quando crei una pagina o un articolo o una scheda o categoria di prodotto devi assicurarti che l’indirizzo con la quale essa è raggiungibile sia riscritto, cioè contenga le parole chiavi e sia facile da leggere per l’umano come per il motore di ricerca.
La maggior parte degli applicativi web di gestione dei contenuti, gira su un database e fornisce un indirizzo grezzo, quando vengono creati i contenuti.
Ad esempio, in WordPress, se non riscrivi i Permalink (che trovi nella sezione Impostazioni) – cioè gli indirizzi dell’url – ottieni qualcosa come “https://www.serviziposizionamento.com/?p=123” e non serviziposizionamento.com/pacchetti-seo/.
Come puoi facilmente notare un URL riscritto è molto meglio di uno generico standard perché può contenere le parole chiave, che nel tuo caso devono coincidere al titolo dell’articolo, lasciando da parte articoli determinativi e congiunzioni magari.
Quando pubblichi qualcosa puoi scegliere il permalink nell’area “slug” che è la porzione del permalink immediatamente dopo il nome del sito (richiesta-informazioni/ nell’esempio riportato). Tieni conto che di norma lo slug corrisponde proprio al titolo della pagina o dell’articolo, separato da trattini.
Assicurati che l’indirizzo contenga la parola o frase chiave che stai puntando.
Crea URL brevi, compatte, che vanno dritte al punto.
Ottimizza i meta tag title e description
I meta tag sono molto importanti per favorire l’ottimizzazione del sito perché oltre a comunicare con gli utenti, segnalano a Google la natura del contenuto da indicizzare.
Sono importanti perché comparendo su Google possono favorire il click da parte dell’utente. Se scritti bene possono portare degli effettivi vantaggi in termini di traffico e di posizionamento su Google.
I due meta tag di cui tenere conto sono:
- il meta name title: cioè il titolo SEO che compare su Google
- il meta tag description: cioè la breve descrizione informativa che compare sotto il titolo della pagina.
Se usi WordPress devi installare un plugin SEO che aggiungerà all’editor una sezione personalizzabile per compilare il title tag e la meta description.
Altri CMS come Joomla, Wix, Shopify, Magento e Prestashop hanno specifiche sezioni o add-on che permettono di personalizzare i meta tag.
Importante:
- Ottimizza il meta title.
- Non deve essere più lungo di 60 caratteri, nome del sito incluso. Gli studi sui click degli utenti dimostrano che quelli più compatti attirano più traffico.
- Il title deve invogliare il click, ma non deve essere un miscuglio di parole chiave.
- Deve contenere la parola / frase chiave che – se hai fatto una ricerca corretta – corrisponde al titolo del contenuto.
- Ogni pagina, articolo o prodotto ha il suo title non duplicato.
- Non andare oltre i 160 caratteri per la meta description.
- Usa una frase succinta, ma attraente che contenga la parola chiave già presente nello slug (permalink), nel title tag e nel titolo del contenuto.
Ottimizza i titoli all’interno dei contenuti
Il titolo del contenuto va messo in formato H1 (cioè heading1), un titolone il cui impatto visivo non lascia affatto dubbi sul fatto che si tratti del titolo del contenuto. Vedi ad esempio i titoli degli articoli dei giornali online, molto vistosi.
Di norma, WordPress e le altre piattaforme, impostano il titolo in formato H1 di default.
Inserire la parola / frase chiave nel titolo H1 ti aiuta a salire nel ranking di Google.
Il testo però va strutturato in paragrafi perché sia appetibile dagli utenti e più leggibile in generale.
Google assegnerà un’importanza gerarchica ai titoli scelti da te. Se dai una struttura forte e gerarchica ai tuoi contenuti, Google ti premierà se il contenuto è valido.
Guarda un estratto della struttura dell’articolo che stai leggendo.
Come puoi notare esso è articolato in titoli e sottotitoli, a creare una sorta di alberatura.
Ogni sottotitolo precede un paragrafo, dice cosa troverai nel testo che segue.
E questo aiuta il motore di ricerca a capire di cosa tratta il contenuto.
Puoi sfruttare i sottotitoli H2, H3 per inserire keyword o ricerche correlate, ma senza esagerare.
Fatti aiutare dai plugin SEO per evitare il keyword stuffing, cioè l’abuso delle keyword nel testo.
Inserisci le parole chiave nel testo
Il testo deve contenere le parole chiave, incluse quelle correlate.
In generale, se scrivi in modo naturale, per l’utente, userai le keyword in automatico, evitando ripetizioni e inutili giri di parole e forzature.
Inserisci la keyword principale subito all’inizio del testo. E poi richiamala anche alla fine, magari contenuta nel sottotitolo dell’ultimo paragrafo e in chiusura del testo, per richiamare l’attenzione dell’utente.
Non scrivere il testo intorno alla keyword o scriverai in modo pessimo. Esponi l’argomento in modo semplice, presentandolo all’utente e fornendo soluzioni e chiarimenti che siano utili per risolvere il suo “caso”, come già detto sopra.
Rimani nel campo semantico dell’argomento
Aiuta Google a capire di cosa tratta il contenuto rimanendo nel campo semantico dell’argomento.
Google usa algoritmi di tipo booleano / semantico per rinvenire nel testo informazioni e parole che tipicamente sono presenti o si aspetta che siano presenti per quello specifico argomento.
Non deviare l’attenzione di Google con divagazioni fuori tema o esempi e analogie difficili da assimilare all’argomento principale. Rimani sul pezzo.
Usa termini specifici e propri dell’argomento, rimani focalizzato al massimo sull’intento dell’utente e sulla natura della ricerca.
Usa il metodo che impiego da anni, della clusterizzazione con struttura piramidale (vedi sotto), per comunicare a Google la completezza dell’argomento. Affronta gli argomenti in modo completo e organico.
Usa immagini ed elementi informativi
Inserisci, se ha senso, almeno una immagine nel testo:
- rinominala prima di caricarla con il nome di ciò che contiene o cosa rappresenta;
- assegna il testo alternativo (alt text) indicando proprio la parola chiave, senza dilungarti troppo.
Usa le immagini per prestare un aiuto alla lettura, come vedi nell’articolo presente.
Incorpora dei video, se sono utili, e anzi producili se ritieni che possano aiutare l’utente nella direzione in cui ti aspetti.
Completa il testo con tabelle di dati e grafici, se ritieni che siano di più facile comprensione rispetto al testo.
Puoi usare anche le infografiche per convogliare più informazioni in un formato semplice da leggere, che può anche essere condiviso su social media come Instagram, Twitter e Facebook.
Usa anche degli elementi di evidenziazione.
Cita le fonti con i link esterni
Usa i link esterni (collegamenti verso altri siti) per corroborare la veridicità e la correttezza delle tue asserzioni.
Cita fonti importanti che possono aiutare il lettore a comprendere di più il testo, facendo riferimenti ad altri che ne parlano sul web o su pubblicazioni cartacee standard.
In ogni articolo verifica se quello che dici ha un senso, se corrisponde al vero, citando fonti esterne. Questo darà un taglio più professionale al tuo contenuto.
Non linkare siti non sicuri, vecchi, non aggiornati, di bassa reputazione, che non forniscono aggiunte di valore a quanto presente nel tuo contenuto.
Potenzia la struttura del sito con i link interni
Man mano che procedi nella stesura e pubblicazione dei contenuti, puoi rafforzare il ranking degli stessi su Google inter-linkandoli tra di loro, dietro le parole chiave (anchor text), senza correre rischi di penalizzazione per abuso da parte di Google.
Richiama sui tuoi articoli altri contenuti presenti sul sito che possono aiutare l’utente ad approfondire l’argomento, nota come ne faccio ampio uso qui.
Varia il modo in cui linki le varie pagine / articoli interni, rimanendo sempre nell’ambito delle parole chiave sulle quali vuoi posizionarti.
Lo stesso contenuto può essere cliccato un certo numero di volte da un corrispondente numero di articoli interni, per parole chiave differenti. Più contenuti top = più possibilità di link interni.
>> SUGGERIMENTO SEO TOP: se hai un e-commerce, puoi usare il blog per creare articoli relativi ai problemi che il tuo prodotto risolve, e linkare la scheda prodotto in vario modo dai singoli articoli, sfruttando proprio lo strumento del link interno.
Personalmente uso i link interni per creare una struttura piramidale, con una suddivisione per argomenti che si riflette nell’uso delle categorie che corrispondono a temi generali, mentre gruppi di articoli completano l’argomento e si linkano tra di loro. John Müller di Google conferma la bontà di questa struttura.
Attieniti ai principi dell’aggiornamento Helpful Content
Secondo Google un contenuto SEO di valore, segue i principi di:
Competenza (Expertise): devi far notare che sei competente e devi fornire soluzioni legate alla tua competenza e ai problemi per i quali vieni chiamato in causa o gli utenti atterrano sul tuo sito.
Crea del contenuto utile, che aiuta, non ti preoccupare di dare consigli gratuiti, gli utenti poi pagheranno più volentieri per un prodotto / servizio che fornisci, se riconoscono la tua competenza.
Non essere banale, sciatto, non fornire consigli già letti altrove se non dai qualcosa in più.
Autorevolezza (Authority): costruisci la tua autorevolezza in rete, fatti riconoscere come esperto su più piattaforme, partecipa a forum, blog e discussioni, cura i profili social aziendali e professionali.
Potenzia la tua rete di contatti, cerca di ottenere link in entrata da fonti autorevoli sull’argomento presente nel sito. Il posizionamento su Google in mancanza di autorevolezza diventa sempre più difficile, soprattutto in quei siti che appartengono alle sottocategorie YMYL cioè your money, your life.
Siti che offrono informazioni o soluzioni su scelte molto importanti nella vita di un individuo.
Affidabilità (Trustworthiness): Google presta molta attenzione al livello di qualità complessiva dei contenuti.
Se gli utenti si fidano di ciò che presenti sul sito lo condivideranno o lasceranno recensioni e opinioni positive.
Incentiva le recensioni su siti come Google o TrustPilot, fornisci informazioni trasparenti dicendo cosa fai, chi sei ed eventualmente dove operi, con dati completi facilmente verificabili (esempio: indirizzi, recapiti, email, partita IVA, link a profili social et cetera).
SUGGERIMENTO: Crea due pagine fondamentali come quella relativa al profilo personale o dell’attività (profilo, about, chi siamo) e la pagina contatti, mostrando indicazioni chiare e precise su di te, su cosa fai, sul tuo percorso formativo, la sede.
Nel dicembre 2022, e a partire dunque dal gennaio 2023, al principio E-A-T Google aggiunge un’altra E e si passa quindi ad E-E-A-T o “Double-E-A-T”.
Questa nuova E sta per “Esperienza“, che fa riferimento proprio all’esperienza diretta, a un sapere che deriva dalla familiarità con il contenuto di cui si parla.
In alcuni casi, conoscere qualcosa attraverso l’esperienza diretta degli altri è molto più utile che affidarsi a un semplice parere trovato online.
Google racchiude il concetto di E-E-A-T nei principi dell’aggiornamento HELPFUL CONTENT.
Ottieni backlink (link in entrata)
Più backlink di qualità ottieni, maggiori sono le chance di salire in prima posizione.
Uno dei motivi per cui tante pagine e siti non si posizionano o perdono traffico e posizioni nel tempo dipende dalla scarsezza dei backlink.
Ma attenzione: Google condanna la creazione di backlink allo scopo di manipolare il ranking.
Puoi migliorare il posizionamento su Google, ma anche affossarlo.
Google negli anni ha introdotto dei filtri molto severi che puniscono le pratiche volte a manipolare l’indice, aumentando in modo artificiale i link in entrata. Uno di questi è il famigerato aggiornamento Penguin, un altro è lo Spam Udate.
Significa che è vietato o che può sempre portare a una penalizzazione? No, ovviamente.
Anzi, Google incoraggia i siti a ottenere backlink, ma in modo naturale, partendo dalla creazione di contenuti di qualità.
Il link cioè dev’essere guadagnato o sembrare tale (link earning).
Per metterti al riparo da possibili penalizzazioni devi dotare il sito di contenuti in grado di attirare traffico cioè prima crei contenuti di valore che iniziano a posizionarsi, poi affronti la campagna di backlink.
Per creare dei contenuti di valore, oltre a seguire i consigli dati sopra, segui questo semplice suggerimenti: crea almeno un contenuto che è lo stato dell’arte di ciò che fai, che quindi gli utenti vorranno segnalare o condividere altrove. Non essere banale, crea qualcosa di unico.
I migliori metodi per guadagnare backlink sono:
- Pubblicare guest post rilevanti, su siti tematici, in qualità di esperto del settore.
- Citare i big del settore in articoli e pagine di valore (contattandoli via mail o sui social media).
- Cercare i link spezzati, ovvero quei siti e quelle pagine che a loro volta linkano siti ormai scaduti e chiedere di inserire il tuo sito, se fornisce un approfondimento di valore.
- Creare infografiche accattivanti e promuoverle sui social media.
Evita di creare o partecipare a schemi di link.
Monitora la performance del sito
Ricordati che il monitoraggio dell’andamento del sito è fondamentale per capire se stai facendo un buon lavoro.
Ancora di più se il sito web ha una monetizzazione e rappresenta un’opportunità di business.
Non dimenticare mai di verificare l’andamento su Google, tramite Search Console e Google Analytics.
Vedendo le statistiche, potrai decidere se intervenire per modificare e migliorare i contenuti.
Se vuoi migliorare il posizionamento con un intervento professionale, inizia da qui.
Perché un sito non viene indicizzato da Google
In questo approfondimento vediamo i casi in cui Google può decidere di non indicizzare un sito, oppure quando lo stesso non raggiunge degli obiettivi di indicizzazione completa.
Google indicizza i siti, nel senso che li inserisce all’interno dei propri data center.
Qui li ordina secondo dei criteri che vengono definiti “fattori di posizionamento“.
Per cui, alcuni siti compaiono in prima pagina di Google, altri in decima, altri ancora più indietro.
Se non compaiono affatto vuol dire che non sono indicizzati. Se compaiono solo nelle pagine di retrovia, vuol dire che sono indicizzati, ma non posizionati (perché ad esempio difettano di ottimizzazione!).
I motivi per cui un sito non viene indicizzato da Google possono essere tanti, ma se il sito è appena nato, la mancata indicizzazione potrebbero dipendere da questo.
Google assicura che se un sito è costruito seguendo i canoni del web, cioè le linee guida richieste dal motore stesso, non ci dovrebbero essere problemi: di norma si viene indicizzati entro le due settimane in modo naturale.
Ma l’indicizzazione di per sé è solo il primo passo.
È un discorso di qualità e quantità. L’indicizzazione riguarda proprio la quantità di contenuti del tuo sito presenti nell’indice; l’ottimizzazione e il posizionamento riguardano la qualità dell’indicizzazione.
Cioè quanto il sito è in grado di essere trovato su Google per le ricerche degli utenti che sono rilevanti per te.
Anzitutto puoi verificare su Google stesso il livello di indicizzazione del sito:
- Scrivi su Google: “site:esempio.com” senza virgolette e sostituendo il nome del tuo sito a quello di comodo dell’esempio.
Se il tuo sito non esce, o non ci sono tutte le pagine e gli articoli che hai pubblicato, ed è più vecchio di un mese, può esserci un problema.
In generale, la soluzione migliore è verificare tutto creando un account su Google Search Console per verificare lo stato di indicizzazione.
Inserire il sito su Google
L’indicizzazione di base avviene normalmente nel giro di pochi giorni. Se il sito è fatto bene e pubblica contenuti, Google prima o poi lo indicizzerà.
Ma se si vuole affrettare l’indicizzazione ci sono alcune scorciatoie che si possono prendere.
Il metodo più rilevante è verificare il sito tramite Google Search Console.
Google Search Console è una piattaforma diagnostica fornita da Google gratuitamente, alla quale si può accedere facendo login con la propria casella GMAIL.
Il procedimento di verifica è semplice.
- Vai su Google Search Console (basta anche cercarlo su Google e cliccare).
- Clicca su inizia ora ed accedi tramite i dati della tua casella di posta gmail, se non sei già collegato.
- Aggiungi il tuo sito nel modulo chiamato Prefisso URL, scrivendo il nome del dominio in modo completo (es.: https://www.serviziposizionamento.com)
- Effettua la verifica.
La verifica è importante e richiede una minima conoscenza tecnica. Google offre alcune alternative per effettuarla. Le più comuni sono:
- Scaricare un file html e inserirlo nella root del sito, per farlo trovare da Google.
- Incollare un tag nella sezione head del sito.
Su WordPress, Wix e nei principali CMS di e-commerce è proprio la seconda opzione quella più usata.
Su WordPress è sufficiente cercare nelle opzioni dei principali plugin SEO, trovando la verifica di Google Search Console e incollando il tag fornito da Google:
Su Wix c’è un’area dedicata nelle impostazioni SEO, vale lo stesso per Prestashop, Magento e Shopify.
Una volta incollato il tag fornito da Google è sufficiente tornare nella schermata di Google Search Console e completare il passaggio del punto 2.
Fai clic su Verifica Sotto.
Ti dovrebbe comparire una finestra di conferma con una spunta verde di avvenuta verifica.
Puoi effettuare questo procedimento di verifica in altri modi, esempio caricando un file via ftp o ripetendo l’operazione con il tag html, ma installando un plugin SEO.
Nel caso dei plugin SEO trovi la voce Istruzioni o Strumenti per Webmaster o simili nei vari menu, dove potrai incollare il tag html, seguendo la procedura di cui sopra.
Il plugin SEO prima o poi ti servirà, quindi puoi direttamente procedere con esso, scegliendo tra le opzioni più comuni (RankMath, All in One, Yoast SEO).
La cosa migliore da fare, dopo la verifica, è comunicare la sitemap del sito.
Ancora una volta: se utilizzi WordPress puoi ottenere la sitemap XML tramite plugin, inclusi quello SEO.
Dal menu di Google Search Console è sufficiente andare alla voce Sitemap e aggiungerla come nella figura qui sotto:
Di solito la sitemap ha come formato sitemap.xml o sitemap_index.xml, dipende dal plugin che installi. Dopo averla aggiunta nella casella in alto, clicchi INVIA e Google la riceve.
Un altro metodo ancora valido è fare il ping della sitemap a Google:
- sulla barra di navigazione del browser (es.: Chrome) inserisci https://www.google.com/ping?sitemap=https://www.esempio.com/sitemap.xml (oppure sitemap_index.xml) – ovviamente al posto di esempio.com devi mettere indirizzo del tuo sito. In questo modo comunicherai velocemente la sitemap a Google.
Google Search Console è un valido strumento di diagnostica, per cui ti comunica in modo corretto il livello di indicizzazione, dalla sezione Pagine.
Google non è obbligato a indicizzare il tuo sito. Puoi accelerare questo meccanismo usando un plugin SEO premium, che utilizza le API di Google Search Console per richiedere l’indicizzazione di una pagina specifica.
Oppure, sempre usando Search Console, sfruttando lo strumento di controllo URL:
Le operazioni illustrate sopra hanno il compito di avvisare Google dell’esistenza del sito o di nuovi contenuti dello stesso, disponendolo per l’indicizzazione.
Se fai questo procedimento di verifica su Search Console molto tempo dopo aver creato il sito, non sorprenderti di trovarlo già indicizzato, almeno in parte.
Google Search Console ti fornirà anche il livello dell’indicizzazione, cioè la qualità della stessa tramite il posizionamento.
Nella sezione Rendimento vedrai su quali ricerche il sito si posiziona e che traffico sviluppa. Qui puoi decidere se hai bisogno di fare più ottimizzazione e in generale svolgere operazioni di posizionamento (da soli o con l’ausilio di una consulenza SEO professionale).
Può capitare però che dopo queste operazioni di verifica, il sito abbia problemi e non venga indicizzato.
La sezione Pagine di Google Search Console serve proprio a questo:
Google ti manda avvisi via mail, tramite Search Console, indicandoti la natura problemi, che poi elenca nella sezione Perché le pagine non sono indicizzate.
Ti segnala:
- Pagine con reindirizzamento, cioè contenuti che sono reindirizzati tramite REDIRECT verso altri contenuti (esempio: un articolo vecchio ora reindirizza a uno più aggiornato).
- Pagina alternativa con tag canonical appropriato: cioè esiste una pagina alternativa a una già esistente, che viene dichiarata come principale tramite l’uso del tag canonical (esempio: hai due pagine simili, ma ti interessa che solo una vada su Google e quindi inserisci come canonica la principale, anche nel tag canonical della secondaria. È complicato da spiegare, ma può capitare).
- Pagina duplicata non-HTML: esempio hai una pagina in formato stampa o PDF e Google preferisce questa.
- Esclusa in base al tag “noindex”: in pratica hai fornito, volontariamente o involontariamente, una istruzione di non indicizzare a Google.
- Non trovata con errore 404: la pagina non è presente su Google perché ha restituito un errore 404, cioè non trovata. Non è un problema, se hai deciso di cancellare la pagina di tua iniziativa. Se Google lo segnala è perché la pagina è ancora presente sull’indice. In questo caso, se viene segnalato un eccesso di errori 404 soft (leggeri) è importante comunicare a Google se le pagine sono state rimosse di propria iniziativa oppure spostate altrove.
- Pagina scansionata ma attualmente non indicizzata: verifica la bontà del contenuto, se il sito offre una buona esperienza di navigazione, se quello che è presente è attendibile, se hai buoni link in entrata.
- Pagina rilevata ma non attualmente indicizzata: in questo caso Google ha scoperto la pagina, ma ha deciso che non valeva la pena indicizzarla. È la situazione peggiore, devi ottimizzare al meglio la pagina e in generale aumentare l’autorevolezza del dominio.
Tipiche cause di mancata indicizzazione
Manca la sitemap XML
La sitemap XML è un protocollo accettato da tutti i motori di ricerca per aiutarli a capire meglio la struttura interna del tuo sito, l’alberatura, e quindi indicizzarlo al meglio.
Come detto sopra occorre generarla e comunicarla a Google via Search Console. La sua assenza può far perdere opportunità di indicizzazione completa.
Errori nel file robots o file robots mancante
Anche questo file, come la sitemap, svolge un ruolo importante nell’indicizzazione perché può contenere delle direttive di blocco per il motore di ricerca.
Immagina il file robots.txt come un manuale di istruzioni che dice al motore di ricerca cosa fare. In particolare, escludere intere sezioni dall’indicizzazione perché non vuoi che vengano rese pubbliche su Google.
Di norma capita che sia Google a impedire l’indicizzazione di una pagina, per i motivi detti sopra. Ma con il file robots.txt – anche senza che tu te ne accorga – sei tu a bloccare Google.
L’assenza di un file robots.txt viene subito segnalata da Google Search Console e puoi verificarla inserendo robots.txt alla fine del tuo dominio (example.com/robots.txt).
WordPress genera un file robots.txt virtuale, nel caso non lo si aggiunga manualmente e accade lo stesso anche con Wix.
Puoi sempre farlo valutare da Google Search Console, tramite il tester del file robots.
Le impostazioni dei meta robot bloccano il sito
Il tipo di blocco generico dato dal file robots.txt, può essere presente in maniera specifica su una o più pagine, ma sotto forma di meta tag. Quindi di una istruzione presente proprio in quella pagina.
Parliamo dei meta tag robot, che sono direttive specifiche e riferibili alla pagina (file) in cui sono presenti.
Mentre il file robots.txt sbarra la strada di una cartella o di un file ancora prima di entrarci, con i meta tag robot lo si fa entrare (crawling) per effettuare la scansione, ma dandogli un’istruzione precisa su cosa fare una volta entrato.
Le istruzioni dei meta tag robot sono note a tutti i SEO specialist:
- index (cioè inviti Google a indicizzare);
- follow (dici a Google di seguire tutti i collegamenti che trova nella pagina e analizzarli);
- noindex (non devi indicizzare);
- nofollow (non devi seguire e analizzare i link presenti).
L’impostazione di default è index, follow. Quindi indicizza e segui.
Ma puoi decidere di non far indicizzare e non seguire: noindex,nofollow.
Su WordPress è possibile dare queste impostazioni tramite i plugin SEO:
Se l’impostazione noindex, nofollow è attiva essa compare nel sorgente della pagina web.
Ti basta perciò cliccare con tasto destro sulla pagina, aprire menu “Visualizza Sorgente” oppure cliccare la combinazione ctrl+U o cmd+U su Mac.
Basta cercare noindex o nofollow nella casella di ricerca (CTRL+F o CMD+F), se compare allora hai un problema.
Se utilizzi WordPress questa impostazione generale è presente nel menu Impostazioni > Lettura da bacheca. Come nell’immagine.
Il sito è troppo lento
I fattori che impattano sulla velocità sono tanti, ma esistono almeno due risorse gratuite che possono aiutare a impostarli al meglio.
Entrambi di danno una mano a ottenere dei buoni punteggi di Core Vitals, i segnali web essenziali che testimoniano l’esperienza di navigazione dell’utente in base a vari parametri.
È importante eseguire questi test proprio per evitare che il pubblico, frustrato dalla lentezza, abbandoni le pagine del tuo sito ancor prima di leggerle. E capita parecchio dinanzi a un sito web poco reattivo.
Sono presenti duplicazioni
Un altro problema di indicizzazione potrebbe essere dovuto alla presenza in massa di duplicazioni.
- Duplicazioni di contenuto presente altrove o già presente sul sito.
- Duplicazioni dei meta tag title o ripetizione costante della base dell’URL.
Il primo caso è più diffuso di quanto si pensi. I proprietari dei siti a volte non si preoccupano di copiare interi testi da altri siti, ad esempio da Wikipedia, o da libri indicizzati su Google Books o ancora da altri siti, credendo che non ci saranno problemi, ma si sbagliano.
Il secondo caso è più subdolo nel senso che il proprietario del sito può andarci incontro involontariamente.
Può capitare negli e-commerce, dove le varietà dei prodotti possono variare di poco, o in siti in Worpdress privi di plugin SEO come Yoast, AIOS o RankMath.
Meta tag troppo ripetitivi e già presenti in massa possono fornire a Google delle informazioni contraddittorie e non decisive, lasciandolo nel limbo circa le pagine da indicizzare.
Anche indirizzi delle pagine molto simili possono portare alla cannibalizzazione, nel senso che un contenuto si mangia l’altro perché sono troppo simili, risultando nella mancata indicizzazione del più debole.
Un controllo sulla iterazione dei title tag e delle URL può essere svolto tramite tool professionali come Screaming Frog SEO Spider.
Questo è probabilmente il tool più importante in materia di indicizzazione e segnalazione di errori tecnici, anche se a pagamento e destinato ai professionisti del settore.
La soluzione in questo caso, oltre all’intervento manuale, e a una scelta preventiva di NON fare indirizzi delle pagine tutte uguali e variare molto i title, è quello di usare il tag canonical.
Questa funzione di norma è già inclusa nei plugin SEO, ma Google fornisce un’adeguata spiegazione del perché usarlo.
Soprattutto negli e-commerce e nei siti di grandi dimensioni, più soggetti ad andare incontro a questo tipo di problemi.
Violazione delle linee guida di Google
Se il sito inizia a perdere indicizzazione o non ne raggiunge affatto, può essere che stai violando le linee guida di Google, in particolare per quanto riguarda il link building (cioè la creazione di link in entrata, che attribuiscono un punteggio all’autorevolezza del sito).
Google punisce alcune pratiche scorrette e prima o poi può avvisarti via Search Console della presenza di un’Azione Manuale.
La “penalizzazione” può essere algoritmica, sotto forma di un ricalcolo verso il basso, senza bisogno di subire un’azione manuale.
L’algoritmo ti punisce e il sito perde posizioni o addirittura alcune sezioni scompaiono (vengono deindicizzate).
Presenza di malware e attacchi hacker
Google può escludere temporaneamente i contenuti di un sito dall’indice se questo è stato compromesso da un attacco hacker, distribuisce malware o viola delle leggi.
Il contenuto non è migliore di quello già presente
Google può scegliere di ignorare una nuova pagina, se considera migliore una vecchia già indicizzata, che tratta lo stesso argomento.
In particolare, nelle linee guida sui Core Update, Google fa riferimento a contenuti creati allo scopo di “rispecchiare” delle variazioni di ricerca già simili ad altre, con lo scopo di occupare le SERP. In molti casi non ne vale la pena, e Google procederà a ignorare il nuovo contenuto.
Il sito non ha contenuti di valore
Il tuo sito semplicemente non è una risorsa utile, non aggiunge nulla a ciò che è già presente in rete, per cui nemmeno intercetta l’intento dell’utente.
Hai quindi contenuti di bassa qualità, che andrebbero rivisti e sottoposti nuovamente a scansione (sfruttando lo strumento “Controllo URL” su Google Search Console).
Recuperare vecchi contenuti e aggiornarli, creando sempre dei collegamenti con i nuovi, è un buon metodo per aumentare i livelli di indicizzazione del sito.
Compattarli intorno a un unico argomento migliora il rendimento.
Altri motivi per cui il sito non è indicizzato su Google
Se c’è un problema di indicizzazione del sito su Google, oltre ai motivi sopra esposti, potrebbe dipendere dalla natura del sito o dalla sua qualità complessiva.
- Il tuo sito contiene informazioni datate e non aggiornate e non più utili nel tempo.
- Non sono presenti ottimizzazioni, sono presenti errori soft 404 non corretti via Search Console (ovvero dichiarati “contenuti eliminati”).
- Sono presenti molti errori HTML, collegamenti spezzati.
- Il sito ha una pessima navigazione interna e una grafica dispersiva.
- Il sito ha troppe pubblicità nella parte superiore.
Come migliorare il posizionamento su Google:
In conclusione ti riepilogo i punti chiave che ti porteranno a migliorare il posizionamento del sito web su Google:
- Studiare bene le ricerche degli utenti.
- Analizzare il loro intento.
- Vedere cosa fa la concorrenza.
- Programmare i contenuti, pubblicarli e ottimizzarli.
- Privilegiare l’esperienza diretta.
- Linkare gli articoli e i contenuti internamente.
- Velocizzare il sito.
- Monitorare l’andamento tramite strumenti come Google Search Console.
- Aumentare i link in entrata.
- Stare al passo con i tempi, pubblicando contenuti di valore.
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