Come migliorare il posizionamento su Google

Quando le persone effettuano una ricerca su Google, trovano dei risultati sui quali poter cliccare.

Come migliorare il posizionamento su Google? Devi tenere conto di quanto segue:

Sapere su quali parole chiave posizionarsi

Le parole chiave o keyword sulle quali ci si può posizionare sono tante quante i contenuti in grado di rispondere in modo efficace alle ricerche degli utenti.

Di norma un sito ha almeno una parola chiave di riferimento principale, e tante correlate.

Ma gli utenti cercano in modo stratificato, molto vario, per cui le ricerche possono variare di poco, ma avere comunque parole.

Le parole chiave tradizionalmente si considerano:

  • generiche e brevi, ad ampio traffico che comprendono diverse variazioni.
  • specifiche o long tail keywords, più lunghe e specifiche che vanno molto in dettaglio.

I buoni contenuti tendono a posizionarsi su entrambe, ma ci sono più possibilità di posizionarsi nelle parole chiave specifiche, precise, di nicchia.

Google stesso opera così: di fronte a una scelta generica preferisce mostrare risultati specifici.

Guarda questo esempio: di fronte a una ricerca molto generica, ma in trend e rilevante, che viene fatta spesso, Google preferisce dare molte opzioni all’utente.

ricerca google

Questo vuol dire che la scelta delle parole chiave non può essere mai indirizzata verso ricerche (query) troppo generiche, perché comunque Google – attraverso la raccolta dei suoi dati – cercherà sempre di dare all’utente una risposta specifica.

A questo punto conviene puntare su ricerche specifiche, perché comunque gli utenti verranno indirizzati a risultati specifici attraverso i diversi elementi della ricerca.

Per puntare a ricerche specifiche occorre puntare su gruppi di parole chiave specifiche.

Devi in sostanza fare una ricerca delle parole chiave, con un’analisi completa della loro competitività e dei volumi di traffico.

Cercando anche di capire in che posizione si trova il sito su Google, così da sapere se sono presenti già dei contenuti che si posizionano oppure se sia necessario crearli ad hoc.

Esistono strumenti che ti consentono di cercare le parole chiave relative al tuo sito:

  • Strumento di pianificazione delle parole chiave o Google Keyword Planner: gratuito ma limitato, fornisce un raggio di volume di traffico e suggerimenti. Ma funziona meglio con una campagna ADS attiva (a pagamento).
  • Google Search Console consente di verificare su quali ricerche compare attualmente il sito e se genera click.
  • Tool professionali a pagamento come: Semrush, Ahrefs, Serpstat, Seozoom, Ubersuggest e altri.

Un’alternativa gratuita, ma che richiede impegno è sondare Google ripetutamente e segnarsi i suggerimenti che fornisce, il problema è che in questo modo non ottieni i volumi di traffico.

Confronta i siti competitor nella prima pagina di Google, verifica che tipologia di contenuti sono presenti nella ricerca che ti interessa.

Vedi come altri siti organizzano i testi, i titoli, su che aspetti si focalizzano per rendere le informazioni presenti, coerenti e precise.

Usa in particolare la funzione di auto-completamento delle ricerche di Google, cioè i suggerimenti di risposta che Google ti sottopone mentre digiti all’interno della casella.

google suggerimenti ricerche

Nella stessa ricerca studia le ricerche correlate, che compaiono a fondo pagina di Google ogni volta che fai una ricerca.

Queste ricerche sono cliccabili e ti aiutano a capire di cosa dovrebbe parlare il contenuto che hai in mente, perché sia più completo e riconducibile all’interesse mostrato dall’utente.

Se noti, le ricerche correlate sono afferenti all’argomento principale, come una sorta di esplorazione in profondità dell’argomento.

ricerche correlate google

Quando effettui una ricerca, sulla pagina dei risultati di Google, compare anche un’altra sezione: “le persone hanno chiesto anche“.

Come è facilmente intuibile, la sezione riporta delle domande relative all’argomento; puoi anticipare queste domande fornendo le risposte, che peraltro Google riporta nel menu a tendina.

Nel tuo testo non è nemmeno necessario avere una sezione FAQ o di Domande Frequenti.

Per Google è sufficiente che ci sia un testo che di fatto fornisca la risposta a questo tipo di domande.

Funziona questo metodo? Sì e no, nel senso che ti dà un’indicazione di massima ma nulla più.

Una volta che hai segnato le keyword puoi verificare il posizionamento con successive ricerche su Google o dei tool online, ma cambia poco.

Di fatto ottieni solo informazioni parziali, quando io invece ritengo che la fase di analisi e studio non solo sia fondamentale per migliorare il posizionamento su Google, ma anche decisiva.

Sapere su cosa posizionarsi, scovando opportunità e differenziandosi dalla concorrenza, potrebbe fare una differenza enorme sul successo del sito web.

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Creare contenuti interessanti per gli utenti

Una volta che sai quale parole chiave puntare, sai anche se servono nuovi contenuti o se i vecchi vadano potenziati.

Il contenuto deve:

  • essere aggiornato e scritto bene;
  • rispondere effettivamente all’esigenza dell’utente;
  • guardare all’intento dell’utente e non al mero posizionamento su Google (ad esempio: questo articolo, anche se focalizzato su una tecnica, cerca di fornirti delle risorse per aiutarti davvero a migliorare il posizionamento).
  • fornire descrizioni complete sui temi di cui tratta.
  • non fornire informazioni scontate;
  • non essere duplicato e banale, poco originale;
  • essere specifico e utile sull’argomento;
  • citare fonti a supporto, analisi e ricerche se necessario;
  • non girare intorno alle parole chiave ma fornire informazioni utili che l’utente possa condividere con altri.

I contenuti che funzionano lato SEO:

  1. Contenuti di valore (pillar content) che citano fonti rilevanti, riportano dati attendibili, forniscono un nuovo punto di vista su aspetti conosciuti.
  2. Interviste e round-up (panoramica di opinioni) con esperti del settore.
  3. Video e gallerie di immagini se la categoria del sito lo richiede.
  4. Liste interessanti.
  5. Contenuti how-to cioè guide per fare qualcosa o risolvere un problema.
  6. Contenuti basati su “domande frequenti”.
  7. Graficamente appetibili con dati, numeri che possono essere riassunti in grafici come diagrammi o istogrammi o ancora delle infografiche originali.

Per migliorare il posizionamento su Google devi ottimizzare sia il sito nella sua interezza, sia i singoli contenuti.

L’ottimizzazione del sito è raggiungibile attraverso un combinato disposto di:

  • Grafica veloce e semplice che favorisca la lettura e la navigazione.
  • Un design reattivo e adattativo ai dispositivi mobile (responsive).
  • La velocizzazione della navigazione attraverso l’impiego di plugin di cache e compressione, che consentono di soddisfare i principi dei Segnali Web Essenziali.
  • La comunicazione della sitemap a Google via Google Search Console, che ti consente di monitorare i livelli di indicizzazione e la presenza di errori.
  • L’ottimizzazione di ciascun singolo contenuto testuale e multimediale.

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Rendi il sito veloce da navigare

Già da diversi anni la velocità del sito è molto importante. Immagina di avere un sito lento: il visitatore cerca di accedere, ma dopo diversi secondi nei quali la pagina non si apre, chiude la finestra o torna indietro su Google.

È molto grave perché perdi delle opportunità. La velocità del sito è anche un fattore di posizionamento, uno dei più importanti.

Anche per quanto riguarda il posizionamento Google lavora in economia: non vuole che gli utenti finiscano su siti irraggiungibili, la ricerca dev’essere efficiente almeno quanto la risposta. Per velocizzare il sito è indispensabile pensare in maniera leggera.

La stragrande maggioranza dei siti oggi vengono realizzati con CMS (Sistema di Gestione del Contenuto) come WordPress o Joomla o magari Shopify e Prestashop per gli e-commerce.

Queste piattaforme sfruttano un database per funzionare. Se il database viene appesantito, la risposta sarà più lenta.

Nel caso di WordPress ciò si traduce magari nella necessità di installare meno plugin, riducendoli allo stretto necessario, oppure cercare soluzioni grafiche meno impattanti, più minimaliste. Agli utenti interessa il contenuto, non il contorno.

Dal punto di vista tecnico poi esistono soluzioni pratiche come la compressione, la cache e la minimizzazione dei codici html, java e css che velocizzano l’esecuzione delle pagine.

Fortunatamente Google viene in tuo soccorso, fornendoti uno strumento per misurare la velocità identificando i punti deboli, che rallentano il sito: Page Speed Insights.

Un altro tool interessante è Test My Site di Google.

Puoi velocizzare il sito applicando i principi della cache e della compressione.

  • Se usi WordPress puoi installare uno dei tanti plugin gratuiti di cache.
  • Se usi altri sistemi come Shopify, Magento, Prestashop, Joomla esistono add-on e comandi interni che permettono di attivare la cache.
  • Tieni conto che diversi hosting provider (come Aruba o Siteground) provvedono ad attivare la loro versione di cache, inclusa nel pacchetto di hosting condiviso.

E leggibile dai dispositivi mobile

Il sito inoltre dev’essere fruibile da mobile (smartphone e tablet). Anche in questo caso Google ci fornisce uno strumento per verificare la leggibilità: il test mobile friendly.

Se su queste metriche ottieni dei risultati confortanti puoi andare oltre.

Invia la sitemap e monitora la performance

Posizionare un sito su Google non assicura il successo dello stesso nel tempo, perché Google può modificare i parametri di giudizio del ranking, oppure semplicemente il tuo contenuto non essere più al passo con i tempi.

Per aumentare il ranking nel tempo, devi monitorare la performance del sito e ci sono due strumenti molto validi che ti consentono di tracciare le posizioni, verificare quali contenuti appaiono sul motore di ricerca e il livello di coinvolgimento del pubblico negli stessi, una volta che dalla ricerca atterrano su Google.

  1. Google Search Console, gratuito e semplice da installare.
  2. Google Analytics, gratuito e un po’ meno semplice da utilizzare, ma con delle funzioni di report di base piuttosto intuitive.

Se utilizzi WordPress e Gmail puoi attivare questi due account e controllarli attraverso il plugin fornito da Google in via ufficiale: Google Site Kit.

Sull’utilità di questi tool ti rimando all’articolo dedicato agli strumenti gratuiti da utilizzare.

Grazie all’uso combinato di questi strumenti puoi verificare, nel tempo, se i contenuti realizzati sono effettivamente in grado di migliorare il posizionamento e se portano traffico qualificato, cioè per le parole chiave che avevi scelto.

Puoi vedere in che posizione il sito compare e tracciare i miglioramenti in seguito a delle modifiche.

Da Google Search Console puoi ricevere suggerimenti efficaci per migliorare la “tematizzazione del sito” (clustering), nel senso che puoi trarre degli spunti su quali contenuti scrivere o come completare quelli esistenti. Seguendo il metodo illustrato sopra, ti basta andare nella sezione Rendimento per vedere che tipo di ricerche sviluppano i tuoi contenuti.

Da Search Console – nell’area Indice – puoi comunicare a Google la sitemap del sito, quindi dirgli che contenuti indicizzare.

Nella sitemap devono essere presenti solo le URL (indirizzi web) che intendi far indicizzare.

Non vanno inserite le URL non canoniche e quelle reindirizzate tramite redirect 301.

Google nello stesso tempo ti avviserà dello stato dell’indicizzazione, se cioè i contenuti sono presenti nell’indice o se ci sono problemi tecnici da risolvere.

Senza l’indicizzazione gli utenti non li troveranno mai.

Google Search Console è uno strumento di diagnostica molto importante, da installare fin dal primo giorno perché così facendo, una volta messo online il sito, puoi comunicare la sitemap… ma in seguito monitorare la performance del sito, ricevendo avvisi su eventuali problemi legati:

  • Alla scarsa velocità del sito.
  • Alla leggibilità da mobile.
  • Alla presenza di errori che impediscono l’indicizzazione su Google.
  • Oltre a un report mensile sul rendimento dei singoli contenuti.

Tieni aggiornato e sicuro il sito e verifica se ci sono “collegamenti rotti”, cioè vicoli ciechi che non portano da nessuna parte. Plugin come JetPack di WordPress ti possono aiutare a controllare gli accessi indesiderati e mandarti avvisi se il sito – per un qualche motivo – va offline.

Crea URL ottimizzate per i motori di ricerca

Quando crei una pagina o un articolo o una scheda o categoria di prodotto devi assicurarti che l’indirizzo con la quale essa è raggiungibile sia riscritto, cioè contenga le parole chiavi e sia facile da leggere per l’umano come per il motore di ricerca.

La maggior parte degli applicativi web di gestione dei contenuti, gira su un database e fornisce un indirizzo grezzo, quando vengono creati i contenuti.

Ad esempio, in WordPress, se non riscrivi i Permalink (che trovi nella sezione Impostazioni) – cioè gli indirizzi dell’url – ottieni qualcosa come “https://www.serviziposizionamento.com/?p=123” e non serviziposizionamento.com/pacchetti-seo/.

Come puoi facilmente notare un URL riscritto è molto meglio di uno generico standard perché può contenere le parole chiave, che nel tuo caso devono coincidere al titolo dell’articolo, lasciando da parte articoli determinativi e congiunzioni magari.

Quando pubblichi qualcosa puoi scegliere il permalink nell’area “slug” che è la porzione del permalink immediatamente dopo il nome del sito (richiesta-informazioni/ nell’esempio riportato). Tieni conto che di norma lo slug corrisponde proprio al titolo della pagina o dell’articolo, separato da trattini.

Assicurati che l’indirizzo contenga la parola o frase chiave che stai puntando.

Ottimizza i meta tag title e description

I meta tag sono molto importanti per favorire l’ottimizzazione del sito perché oltre a comunicare con gli utenti, segnalano a Google la natura del contenuto da indicizzare.

Sono importanti perché comparendo su Google possono favorire il click da parte dell’utente. Se scritti bene possono portare degli effettivi vantaggi in termini di traffico e di posizionamento su Google.

I due meta tag di cui tenere conto sono:

  • il meta name title: cioè il titolo della pagina che compare su Google
  • il meta tag description: cioè la breve descrizione informativa che compare sotto il titolo della pagina.
Il meta title compare appena sotto il nome del dominio, seguito dalla meta tag description.

Se usi WordPress devi installare un plugin SEO che aggiungerà all’editor una sezione personalizzabile per compilare il title tag e la meta description.

Altri CMS come Joomla, Wix, Shopify, Magento e Prestashop hanno specifiche sezioni o add-on che permettono di personalizzare i meta tag.

Importante:

  • Ottimizza il meta title.
  • Non deve essere più lungo di 60 caratteri, nome del sito incluso. Gli studi sui click degli utenti dimostrano che quelli più compatti attirano più traffico.
  • Il title deve invogliare il click, ma non deve essere un miscuglio di parole chiave.
  • Deve contenere la parola / frase chiave che – se hai fatto una ricerca corretta – corrisponde al titolo del contenuto.
  • Ogni pagina, articolo o prodotto ha il suo title non duplicato.
  • Non andare oltre i 160 caratteri per la meta description.
  • Usa una frase succinta, ma attraente che contenga la parola chiave già presente nello slug (permalink), nel title tag e nel titolo del contenuto.

Ottimizza i titoli all’interno dei contenuti

Il titolo del contenuto va messo in formato H1 (cioè heading1), un titolone il cui impatto visivo non lascia affatto dubbi sul fatto che si tratti del titolo del contenuto. Vedi ad esempio i titoli degli articoli dei giornali online, molto vistosi.

Di norma, WordPress e le altre piattaforme, impostano il titolo in formato H1 di default.

Inserendo la parola / frase chiave ne titolo H1 ti aiuta a salire nel ranking di Google.

Il testo però va strutturato in paragrafi perché sia appetibile dagli utenti e più leggibile in generale. Ogni paragrafo andrà introdotto da un suo specifico sottotitolo, questa volta in formato H2 (più piccolo di H1 ma comunque evidente).

Non ti preoccupare, gli editor delle varie piattaforme consentono di inserire questi sottotitoli senza problemi, scegliendo proprio la dimensione e il formato.

Il crawler di Google assegnerà un’importanza gerarchica ai titoli scelti da te. Se dai una struttura forte e gerarchica ai tuoi contenuti, Google ti premierà se il contenuto è valido.

Guarda un estratto della struttura dell’articolo che stai leggendo.

Come puoi notare esso è articolato in titoli e sottotitoli, a creare una sorta di alberatura.

Ogni sottotitolo precede un paragrafo, dice cosa troverai nel testo che segue.

E questo aiuta il motore di ricerca a capire di cosa tratta il contenuto.

Puoi sfruttare i sottotitoli H2, H3 per inserire keyword o ricerche correlate, ma senza esagerare. Fatti aiutare dai plugin SEO per evitare il keyword stuffing, cioè l’abuso delle keyword nel testo.

struttura

Inserisci le parole chiave nel testo

Il testo deve contenere le parole chiave, incluse quelle correlate.

In generale, se scrivi in modo naturale, per l’utente, userai le keyword in automatico, evitando ripetizioni e inutili giri di parole e forzature.

Inserisci la keyword principale subito all’inizio del testo. E poi richiamala anche alla fine, magari contenuta nel sottotitolo dell’ultimo paragrafo e in chiusura del testo, per richiamare l’attenzione dell’utente.

Non scrivere il testo intorno alla keyword o scriverai in modo pessimo. Esponi l’argomento in modo semplice, presentandolo all’utente e fornendo soluzioni e chiarimenti che siano utili per risolvere il suo “caso”, come già detto sopra.

Rimani nel campo semantico dell’argomento

Aiuta Google a capire di cosa tratta il contenuto rimanendo nel campo semantico dell’argomento.

Google usa algoritmi di tipo booleano / semantico per rinvenire nel testo informazioni e parole che tipicamente sono presenti o si aspetta che siano presenti per quello specifico argomento.

Non deviare l’attenzione di Google con divagazioni fuori tema o esempi e analogie difficili da assimilare all’argomento principale. Rimani sul pezzo.

Usa termini specifici e propri dell’argomento, rimani focalizzato al massimo sull’intento dell’utente e sulla natura della ricerca.

Usa il metodo che impiego da anni, della clusterizzazione con struttura piramidale (vedi sotto), per comunicare a Google la completezza dell’argomento. Affronta gli argomenti in modo completo e organico.

Usa immagini o arricchisci il testo con altri elementi

Inserisci, se ha senso, almeno una immagine nel testo:

  • rinominala prima di caricarla con il nome di ciò che contiene o cosa rappresenta;
  • assegna il testo alternativo (alt text) indicando proprio la parola chiave, senza dilungarti troppo.

Usa le immagini per dare un aiuto alla lettura, come vedi nell’articolo presente.

Incorpora dei video se sono utili e anzi producili se ritieni che possano aiutare l’utente nella direzione in cui ti aspetti.

Completa il testo con tabelle di dati e grafici, se ritieni che siano di più facile comprensione rispetto al testo.

Puoi usare anche le infografiche per convogliare più informazioni in un formato semplice da leggere, che può anche essere condiviso su social media come Instagram, Twitter e Facebook.

Usa i link esterni (collegamenti verso altri siti) per corroborare la veridicità e la correttezza delle tue asserzioni.

Cita fonti importanti che possono aiutare il lettore a comprendere di più il testo, facendo riferimenti ad altri che ne parlano sul web o su pubblicazioni cartacee standard.

In ogni articolo verifica se quello che dici ha un senso, se corrisponde al vero, citando fonti esterni. Questo darà un taglio più professionale al tuo contenuto.

Usa proprio i fattori booleani di ricerca avanzata per trovare sul web siti (non concorrenti) che parlano di quello specifico tema. Non linkare siti non sicuri, vecchi, non aggiornati, di bassa reputazione, che non forniscono aggiunte di valore a quanto presente nel tuo contenuto.

Man mano che procedi nella stesura e pubblicazione dei contenuti, puoi rafforzare il ranking degli stessi su Google inter-linkandoli tra di loro, dietro le parole chiave (anchor text), senza correre rischi di penalizzazione per abuso da parte di Google.

Richiama sui tuoi articoli altri contenuti presenti sul sito che possono aiutare l’utente ad approfondire l’argomento, nota come ne faccio ampio uso qui.

Varia il modo in cui linki le varie pagine / articoli interni, rimanendo sempre nell’ambito delle parole chiave sulle quali vuoi posizionarti.

Lo stesso contenuto può essere cliccato un certo numero di volte da un corrispondente numero di articoli interni, per parole chiave differenti. Più contenuti top = più possibilità di link interni.

>> SUGGERIMENTO SEO TOP: se hai un e-commerce, puoi usare il blog per creare articoli relativi ai problemi che il tuo prodotto risolve, e linkare la scheda prodotto in vario modo dai singoli articoli, sfruttando proprio lo strumento del link interno.

Personalmente uso i link interni per creare una struttura piramidale, con una suddivisione per argomenti che si riflette nell’uso delle categorie che corrispondono a temi generali, mentre gruppi di articoli completano l’argomento e si linkano tra di loro. John Müller di Google conferma la bontà di questa struttura.

Attieniti ai principi dell’aggiornamento Helpful Content

Secondo Google un contenuto SEO di valore, segue i principi di:

Competenza (Expertise): devi far notare che sei competente e devi fornire soluzioni legate alla tua competenza e ai problemi per i quali vieni chiamato in causa o gli utenti atterrano sul tuo sito.

Crea del contenuto utile, che aiuta, non ti preoccupare di dare consigli gratuiti, gli utenti poi pagheranno più volentieri per un prodotto / servizio che fornisci, se riconoscono la tua competenza.

Non essere banale, sciatto, non fornire consigli già letti altrove se non dai qualcosa in più.

Autorevolezza (Authority): costruisci la tua autorevolezza in rete, fatti riconoscere come esperto su più piattaforme, partecipa a forum, blog e discussioni, cura i profili social aziendali e professionali.

Potenzia la tua rete di contatti, cerca di ottenere link in entrata da fonti autorevoli sull’argomento presente nel sito. Il posizionamento su Google in mancanza di autorevolezza diventa sempre più difficile, soprattutto in quei siti che appartengono alle sottocategorie YMYL cioè your money, your life.

Siti che offrono informazioni o soluzioni su scelte molto importanti nella vita di un individuo.

Affidabilità (Trustworthiness): Google presta molta attenzione al livello di qualità complessiva dei contenuti.

Se gli utenti si fidano di ciò che presenti sul sito lo condivideranno o lasceranno recensioni e opinioni positive. Incentiva le recensioni su siti come Google o TrustPilot, dai informazioni trasparenti dicendo cosa fai, chi sei ed eventualmente dove operi, con dati completi facilmente verificabili (esempio: indirizzi, recapiti, email, partita IVA, link a profili social et cetera).

Nel dicembre 2022, e a partire dunque dal gennaio 2023, al principio E-A-T Google aggiunge un’altra E e si passa quindi ad E-E-A-T o “Double-E-A-T”.

Questa nuova E sta per “Esperienza“, che fa riferimento proprio all’esperienza diretta, a un sapere che deriva dalla familiarità con il contenuto di cui si parla.

In alcuni casi, conoscere qualcosa attraverso l’esperienza diretta degli altri è molto più utile che affidarsi a un semplice parere trovato online.

Google racchiude il concetto di E-E-A-T nei principi dell’aggiornamento HELPFUL CONTENT.

I backlink sono la moneta forte di Google. Più link ottieni, più questi sono di qualità, maggiori sono le chance di salire in prima posizione.

Uno dei motivi per cui tante pagine e siti non si posizionano o perdono traffico e posizioni nel tempo dipende dalla scarsezza dei backlink. Ma attenzione: la materia dei backlink è esplosiva, considerali come della dinamite instabile.

Puoi migliorare il posizionamento su Google, ma puoi anche affossarlo.

Google negli anni ha introdotto dei filtri molto severi che puniscono le pratiche volte a manipolare l’indice, aumentando in modo artificiale i link in entrata. Uno di questi è il famigerato aggiornamento Penguin, un altro è lo Spam Udate.

Significa che è vietato o che può sempre portare a una penalizzazione? No, ovviamente. Anzi, Google incoraggia i siti a ottenere backlink, ma in modo naturale, partendo dalla creazione di contenuto di qualità. Il link cioè dev’essere guadagnato o sembrare tale (link earning).

Per metterti al riparo da possibili penalizzazioni devi dotare il sito di contenuti in grado di attirare traffico cioè prima crei contenuti di valore che iniziano a posizionarsi, poi affronti la campagna di backlink.

  1. Pubblicare guest post rilevanti, su siti tematici, in qualità di esperto del settore.
  2. Citare i big del settore in articoli e pagine di valore (contattandoli via mail o sui social media).
  3. Cercare i link spezzati, ovvero quei siti e quelle pagine che a loro volta linkano siti ormai scaduti e chiedere di inserire il tuo sito, se fornisce un approfondimento di valore.
  4. Creare infografiche accattivanti e promuoverle sui social media.

Evita di creare o partecipare a schemi di link.

Come migliorare il posizionamento su Google:

In conclusione ti riepilogo i punti chiave che ti porteranno a migliorare il posizionamento del sito web su Google:

  1. Studiare bene le ricerche degli utenti.
  2. Analizzare il loro intento.
  3. Vedere cosa fa la concorrenza.
  4. Programmare i contenuti, pubblicarli e ottimizzarli.
  5. Privilegiare l’esperienza diretta.
  6. Linkare gli articoli e i contenuti internamente.
  7. Velocizzare il sito.
  8. Monitorare l’andamento.
  9. Aumentare i link in entrata.
  10. Ripetere lo schema nel tempo.

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Pietro Soddu

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