Esistono diverse strategie per aumentare la visibilità del sito su Google:
- Ottimizzazione delle parole chiavi (keyword): fai in modo che il contenuto del tuo sito web sia ottimizzato per le keyword che rappresentano meglio la tua attività o la tua presenza in rete, i tuoi prodotti o servizi.
- Contenuti di qualità: crea contenuti di alto livello, originali e informativi, che danno qualcosa in più all’utente e ne soddisfino le esigenze.
- Ottimizza il sito dal punto di vista tecnico: assicurati che il sito sia ottimizzato nelle sue componenti principali, che sia veloce, facile da usare, leggibile dai dispositivi mobili come smartphone e tablet.
- Link building: acquisisci link da fonti pertinenti, affidabili che possono aiutare a migliorare l’autorevolezza del sito e far crescere la sua visibilità complessiva su Google.
- Utilizza Google My Business: se hai un’attività locale registra il tuo profilo Google My Business; ti aiuterà in tutte quelle ricerche locali e in zona, che oggi sono diventate molto importanti.
L’alternativa alla visibilità del sito su Google organico è comparire nei risultati sponsorizzati. Quindi hai due possibilità:
- Ottimizzare il sito e fare SEO ad ampio spettro.
- Pagare Google tramite una campagna PPC con il programma Google ADS per apparire sugli annunci sponsorizzati.
La differenza è sostanziale.
La campagna SEO mira a ottenere traffico per sempre, che va oltre il periodo della consulenza SEO.
La campagna PPC su Google ADS assicura visibilità fintanto che si paga, offrendo sempre più soldi della concorrenza, per assicurarsi visibilità.
Ad oggi (2023), questa è la distribuzione dei click degli utenti, cioè su quale posizione – includendo annunci sponsorizzati e Google organico – cliccano maggiormente le persone quando effettuano una ricerca:
Posizione su Google | % DI CLICK (CTR) |
---|---|
Annuncio Sponsorizzato 1 | 2,1 |
Annuncio 2 | 1,6 |
Annuncio 3 | 1,4 |
Annuncio 4 | 1,2 |
Prima posizione organica | 39,6 |
Posizione 2 | 18,4 |
Posizione 3 | 10,1 |
Posizione 4 | 7,6 |
Posizioni 5-10 (combinate) | 18,3 |
Gli utenti, quindi, preferiscono cliccare 4 volte su 10 sulla prima posizione organica, rispetto agli annunci a pagamento, che pure si trovano più in alto.
E questo per un motivo: ritengono il risultato organico più veritiero, dal momento che non sta pagando per assicurarsi la posizione di massimo risalto.
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Come avere più visibilità su Google
Per un sito web è fondamentale la visibilità su Google, in modo da ricevere traffico da utenti interessati attraverso il posizionamento naturale.
Un sito che non riceve traffico naturale dai motori di ricerca, non è considerato di buona qualità.
Il vantaggio di essere visibili su Google è che gli utenti percepiscono questa visibilità come un segnale di qualità.
Per un utente, un sito meglio posizionato di un altro e quindi con una maggiore presenza su Google, per più ricerche, è considerato migliore di quelli che sono dietro nel ranking.
Questo principio è assai importante per le aziende, i professionisti e tutte quelle attività (soprattutto locali) che sono in competizione tra di loro per assicurarsi più clienti interessati ai loro prodotti o ai loro servizi.
C’è un ulteriore vantaggio: se fai SEO e promuovi il tuo sito sulle ricerche organiche, e quindi curi la tua presenza sul motore di ricerca, finisci con l’avere un sito di qualità che viene ben visto dagli utenti.
Il sito è come e più di un biglietto da visita.
Se è poco curato, disordinato, lento, con una navigazione difficile da seguire, vecchio di aspetto e poco chiaro nelle informazioni, gli utenti se ne accorgono.
La conseguenza è che trasferiscono questa impressione negativa dal sito al proprietario dello stesso.
Ovviamente capita il contrario se hai un sito di qualità, ben posizionato, che viene trovato per delle ricerche qualificate e nel quale gli utenti si riconoscono, trovano risposte.
I vantaggi economici della visibilità del sito
Prima di acquistare un prodotto o un servizio gli utenti si informano. Le fonti di informazione sono i motori di ricerca e i social network.
Gli utenti sono disponibili ad accettare suggerimenti sotto forma di pubblicità, ma si fidano maggiormente di consigli che:
- Provengono da fonti organiche giudicate attendibili;
- Provengono da persone che conoscono;
- Provengono da persone che hanno già provato il prodotto o servizio (sotto forma di testimonianza o recensione).
Ogni ricerca di informazione mira a risolvere un problema, di qualsiasi natura, anche di scarsa importanza.
Se ho bisogno di indicazioni stradali, vado su Google Maps.
Se voglio un’idea per acquistare un regalo, troverò dei siti che mi daranno informazioni o faranno proposte (ad esempio un’e-commerce).
Dopo aver realizzato che hanno un problema da risolvere, gli utenti vanno a cercare la soluzione.
Gli si presentano diverse opzioni. Alla fine scelgono a seconda dei principi esposti sopra. E comprano.
Il tuo sito, se ha la necessità di trovare clientela o più traffico, deve aumentare la presenza su Google almeno in una delle fasi di acquisizione delle informazioni.
Deve essere informativo per far scoprire il problema, e dettagliato al punto giusto da fornire una soluzione, mostrando i vantaggi che ci sono nello scegliere te piuttosto che un altro.
Ma il punto è che bisogna essere visibili per un novero di parole chiave che descrivono il problema e parlano della soluzione.
Con un’adeguata strategia di ottimizzazione puoi ottenere questa visibilità.
Come avere un sito più visibile su Google e i motori di ricerca
Prima di tutto ti spiego cosa fa Google quando visita un sito web attraverso il suo crawler principale Googlebot.
- Analizza il testo e i contenuti non testuali.
- Analizza la parte grafica.
- Analizza la performance di base (velocità e fruibilità).
- Cataloga il sito in base a ciò che i contenuti dicono (attraverso vari raffronti).
- Compara il sito alla stessa categoria di siti cui appartiene.
- Calcola il punteggio complessivo dal concorso di vari fattori, compresi quelli esterni e interni come i link che hanno un’importanza notevole.
Il processo di crawling (scansione) e indexing (indicizzazione) è alla base del posizionamento.
Se Google trova degli ostacoli nella scansione, l’indicizzazione sarà ancora più complicata. Tieni conto che essere presenti sul web non dipende solo dalla visibilità del sito su Google.
Ecco nel dettaglio cosa faccio io per aumentare la visibilità di un sito su Google.
Le tecniche partono da:
- Creare un sito semplice, veloce, leggibile da mobile.
- Individuare i contenuti che possono interessare agli utenti e pubblicarli.
- Ottimizzare i contenuti affinché durante l’indicizzazione Google gli attribuisca un ranking superiore agli altri già presenti in prima pagina.
- Rafforzare il ranking ottenuto con la produzione di più contenuti, il potenziamento della struttura del sito.
- Rafforzare il ranking globale del dominio e dei suoi contenuti attraverso l’acquisizione di link in entrata.
Vediamo ora, un passo alla volta, come io applico nel dettaglio questi 5 principi per dare visibilità al sito web.
1. Miglioro la velocità del sito e la sua leggibilità
La velocità di un sito è fondamentale per migliorarne la visibilità. Il motivo è semplice: la stragrande maggioranza della popolazione mondiale accede a internet tramite smartphone, usando i dati degli operatori telefonici.
Un sito semplice nella grafica e veloce da navigare si posiziona meglio di un sito che ostacola la navigazione ed è lento da sfogliare.
Nel suo ranking, Google applica il principio del mobile first index. In pratica, dà precedenza ai contenuti in versione mobile.
Per migliorare la velocità del sito esistono dei tool di misurazione, che danno dei consigli.
Il primo lo mette a disposizione proprio Google, il secondo consente di fare delle comparazioni tra siti.
- Google PageSpeed Insights – con questo strumento puoi misurare la performance del sito e vedere che punteggio raccoglie nella misurazione dei cosiddetti “segnali web essenziali“.
- Idealmente dovresti avere un punteggio superiore al 90 in ciascuna delle metriche segnalate. Non limitarti alla home page, ma verifica anche il punteggio di pagine interne standard, come gli articoli o le schede prodotto.
- GTMetrix – anche questo tool è molto interessante e ti consente di verificare l’impatto degli elementi che si caricano prima che l’utente veda compiutamente la pagina. Il motivo per cui una pagina impiega dei secondi a caricarsi, dipende dalle risposte che essa attende da uno o più server. La latenza di queste “chiamate” può determinare un ritardo.
Utilizzo questi strumenti per verificare con esattezza cosa rallenta una pagina, cercando di ottenere il massimo del punteggio.
Nel caso di WordPress, ma anche di altri CMS come quelli pensati per l’e-commerce (WooCommerce, Shopify, Prestashop e altri), a incidere molto sulla velocità è:
- la presenza di plugin inutili;
- il caricamento di immagini o elementi multimediali troppo pesanti;
- un codice scritto male (esempio un template troppo carico);
- dei dettagli grafici che non servono realmente allo scopo (icone, musiche, animazioni);
- una cattiva manutenzione della piattaforma o del CMS.
- Un server troppo lento o a basse prestazioni.
Per migliorare la velocità da dispositivi mobili:
- Uso immagini di ottima qualità, ma alleggerite. Se usi un Mac puoi usare lo strumento Anteprima, se usi Windows usa il programma Foto e lo strumento Ridimensiona, prima di caricarle sul web.
- Comprimo le immagini per usare formati più recenti. Ad esempio con dei plugin come Imagify o EWWW Image Optimizer.
- Cancello i plugin che non servono, installo e uso solo quelli essenziali.
- Installo un “pulitore” di database come “Optimize Database” (questa opzione è presente in plugin Cache premium).
- Uso un tema grafico leggero che predilige il contenuto rispetto a inutili abbellimenti che non migliorano le performance (es.: GeneratePress, Schema Lite, Astra, Kadence adatti per tutti gli usi, compreso l’e-commerce).
- Non uso editor a blocchi come Elementor o Wp Bakery se non strettamente necessario, preferisco l’editor nativo di WordPress (Gutenberg).
- Uso un template che sia responsive e quindi si adatti ai display degli smartphone e dei tablet favorendo la navigazione e la leggibilità.
- Uso un sistema di cache e compressione, tramite l’adozione di plugin per la cache.
- Eventualmente posso fare ricorso a un sistema CDN. Un noto fornitore è Cloudflare.
Per monitorare la perfomance e l’esperienza dell’utente sul tuo sito, il consiglio è di collegare il sito a Google Search Console.
Grazie ai dati degli utenti Google ti dirà se c’è qualcosa che non va al livello di velocità. In particolare, se il sito non supera i test dei Segnali Web Essenziali.
Questo rapporto ti arriva tramite delle notifiche di Search Console.
Attenzione: Google valuta anche la sicurezza globale del sito, che deve essere “servito” all’utente in modalità sicura tramite il protocollo HTTPS.
Quando navighi sul tuo sito da Chrome o altro browser, verifica che sia presente un lucchetto nella barra di navigazione, prima del nome del sito.
Inoltre, assicurati di usare delle combinazioni di colori che favoriscano l’esperienza di navigazione dell’utente.
Mi assicuro che il sito sia leggibile da smartphone
Uso due strumenti per assicurarmi che il sito sia leggibile da “mobile”, quindi da smartphone.
- Controllo su Google Search Console la sezione Usabilità su dispositivi mobili, alla voce “Esperienza”.
- Vado sul Test di Ottimizzazione Mobile offerto da Google.
Entrambi gli strumenti forniscono dei suggerimenti su come correggere negli errori, se le pagine non passano il test.
2. Sfrutto le ricerche degli utenti per rendere il sito più visibile
Gli utenti usano il motore di ricerca per cercare informazioni che si possono trasformare in acquisti di beni e servizi.
In quanto proprietario di sito puoi essere interessato a un traffico qualificato, che cioè abbia interesse ai tuoi contenuti, qualunque essi siano.
Ad esempio: delle guide, dei tutorial, degli articoli di approfondimento, ma anche dei prodotti, dei servizi.
Per identificare le parole chiave in modo corretto esistono degli strumenti professionali che ci danno delle previsioni relative a quante volte al mese gli utenti effettuano una ricerca.
Dal mio punto di vista di esperto, sinceramente, oggi faccio molto meno affidamento su questi strumenti previsionali rispetto al passato.
La ricerca infatti è stratificata, gli utenti non si esprimono tutti allo stesso modo ed esistono numerose variazioni nel modo in cui essi cercano qualcosa. Insomma, i numeri non raccontano tutta la storia.
Un aspetto davvero importante è capire invece cosa c’è dietro una ricerca, cioè l’intento che si nasconde nella digitazione di una parola chiave o più precisamente dietro una ricerca (query).
E quindi andare oltre la parola chiave che ho inserito e interpretare quello che potrei definire come un “retropensiero”, cioè il mio intento.
La maggiore visibilità su Google deve premiare due scopi, due obiettivi:
- la tua presenza online, il perché hai un sito e cosa proponi con i tuoi contenuti;
- lo scopo definitivo (intento) dell’utente quando effettua una ricerca.
La distanza che c’è tra i due obiettivi può essere assottigliata tramite la ricerca delle parole chiave, l’analisi degli intenti e lo studio della concorrenza.
In rete esistono versioni gratuite di strumenti professionali (che richiedono dunque la sottoscrizione di un abbonamento in licenza) che forniscono dei dati macroscopici sulle ricerche.
Te ne elenco qualcuno tra quelli che uso io:
- Google Keyword Planner – lo strumento di pianificazione delle parole chiave che Google mette a disposizione degli inserzionisti del programma Google Ads (quello che consente di mostrare gli annunci sponsorizzati). Senza una campagna pubblicitaria attiva e in spesa, offre solo risultati grezzi, arrotondati.
- Ubersuggest è uno strumento simile, ma con analisi sempre limitate nella versione free e parecchio invasivo.
- Semrush è una nota piattaforma per le analisi in profondità delle ricerche e dei siti, offre dati basati sulle percentuali di click e su altri trend come quelli di Google, ma nella versione free ha delle chiare limitazioni. In più puoi vedere cosa fanno gli altri siti e su che parole chiave ricevono traffico.
- Ahrefs ha dei tool gratuiti, ma sempre con delle limitazioni.
- Moz Explorer e Serpstat sono valide, ma come per i precedenti tool, vanno bene pagando una licenza premium.
Questi strumenti possono essere complicati da usare e in più richiedono una spesa che ha senso solo se fai consulenza SEO professionale.
Per questo qui ti consiglio un metodo più semplice, che può aiutarti a darti un’idea su cosa debba essere presente nel tuo sito affinché gli utenti ti trovino con le parole chiave sulle quali cerchi la visibilità del sito.
Prima di tutto, se hai un sito che riguarda un’attività che vende prodotti o servizi (esempio delle consulenza professionali o interventi artigianali) oppure serva un’area locale (un’attività commerciale, di servizi in zona), sai già qual è l’argomento principale del tuo sito.
Cioè quello di cui ti occupi.
Dopo aver definito quello di cui ti occupi, quindi cosa fai (o cosa fa la tua azienda o il tuo studio), segnati tutti i problemi che risolvi.
Il tuo cliente ideale viene da te perché vuole che gli risolva un problema, o gli faciliti una soluzione. A volte la soluzione è un prodotto, altre volte una consulenza, in altri casi una riparazione.
Come noti, non importa quello che fai, basta che lo dici in modo chiaro ed esplicito e approfondisci la tua area di pertinenza.
Ciò che fai o che vendi è la soluzione a problemi che devono essere mostrati sul sito.
Elenca dunque i problemi e cercali, uno alla volta, su Google in modalità incognita. Prendi nota dei risultati, e in particolare guarda gli elementi in comune che hanno le pagine presenti in prima pagina di Google.
Noterai che sono quasi tutte specifiche, ben mirate.
È chiaro che anche tu dovrai fare lo stesso, cioè preparare dei contenuti per dire:
- quello che fai: una pagina home di presentazione della tua attività in generale
- chi sei tu o la tua organizzazione: la pagina profilo, i valori in cui si crede, la storia o la biografia.
- dove sei e come contattarti: cioè la zona geografica che servi e in che modo contattarti, se su scala nazionale.
- che tipo di problemi risolvi: ciò per cui i clienti ti cercano in concreto, i sotto-argomenti della tua attività in generale, di quello che fai (esempio: avvocato risolvi problemi di separazione, idraulico risolvi perdite, fioraio faciliti delle incombenze).
- le soluzioni che offri, quindi i prodotti o i servizi concreti (esempio: interventi e consulenze).
Se segui il procedimento riportato sopra, avrai un sito completo nelle sue sezioni, con gli argomenti di cui parlare che riflettono lo scopo della tua presenza online.
Essere visibili su Google comporta dare informazioni e farlo nel modo più preciso e trasparente possibile.
Gli utenti ti troveranno in relazione al ranking, che può solo migliorare se offri un certo grado di competenza e autorevolezza nella creazione dei contenuti.
Puoi raffinare di molto la ricerca usando le ricerche correlate che Google suggerisce a fondo pagina, in ogni ricerca.
Oppure usare lo strumento di auto-completamento delle ricerche: quando fai una ricerca Google ti suggerisce come completarla. Il suo suggerimento può essere un’idea di cosa scrivere.
3. Ottimizzo i contenuti
Dopo che ho scelto quali contenuti inserire in un sito, li ottimizzo per aiutare Google a capire di cosa tratta una pagina.
Ci sono due modi per dire a Google “il contenuto parla di questo argomento”: uno è attraverso l’ottimizzazione “on page”, cioè applicando i fattori di posizionamento sugli stessi contenuti e sul sito in generale.
L’altro sfrutta il meccanismo dei link in entrata per dare a Google conferme “esterne”, cioè “off page”, circa l’argomento trattato dal sito che sto ottimizzando.
Fino ad ora abbiamo risposto alle seguenti domande:
- Quali sono le parole chiavi interessanti per la mia attività o per il mio sito?
- Quali di queste ricerche portano davvero un ritorno di investimento?
- Esistono parole chiave che nel loro intento semantico sono più importanti di altre?
- Quali siti della concorrenza usano queste keyword?
- Come posso creare dei contenuti basati su queste ricerche, e andare incontro agli utenti che cercano le soluzioni che io propongo?
Ora si tratta di rispondere a questa ultima domanda: come ottimizzare al meglio i contenuti per le parole chiave interessanti?
Inserisco le keyword nei contenuti
Se scrivi in modo naturale i contenuti relativi agli argomenti di cui ti occupi, i problemi che risolvi e le soluzioni che proponi, userai – senza volerlo – le parole chiave delle ricerche degli utenti.
Per me accade lo stesso. Cerco di essere naturale e argomentativo.
- introduco il tema;
- spiego il problema o il caso, illustro l’argomento;
- lo affronto da più punti di vista o lo analizzo nel complesso, entrando nel dettaglio;
- propongo una soluzione o risoluzione finale.
Come puoi facilmente notare, lo stesso contenuto che ora leggi è formulato in questo modo classico.
Ma è una tecnica che ho usato con tanti clienti e non finisce di dare risultati ottimi in termini di visibilità del sito.
Per aiutarti puoi e devi usare, soprattutto su WordPress, dei plugin SEO.
Nei miei progetti e in quelli dei clienti utilizzo:
Questi plugin SEO fanno dell’ottimizzazione il loro mantra, per cui ti segnalano dove andrebbe inserita la parola chiave, a partire dai meta tag.
Rank Math nella versione PRO fornisce ulteriori ottimizzazioni su come aumentare la visibilità su Google, per questo dal 2022 ho iniziato a usarlo di più.
I meta tag title e description devono fornire un’adeguata descrizione del contenuto presente nella pagina.
La parola chiave deve essere presente in entrambi, senza forzature e ripetizioni (keyword stuffing) e le frasi essere leggibili e comprensibili.
Io la inserisco:
- Nel titolo della pagina;
- Nell’URL della pagina, cioè nello slug o permalink;
- Nel primo paragrafo della pagina;
- In almeno un sottotitolo della pagina;
- Nel titolo delle immagini che mostri nella tua pagina;
- Nelle etichette <alt> delle immagini che mostri nella tua pagina (detto anche “testo alternativo”);
- Nel title tag della pagina, cioè il titolo che effettivamente compare nei risultati di ricerca di Google (qui una spiegazione: sull’ottimizzazione del title tag).
- Nella meta description della pagina. Che equivale a quell’estratto di testo che compare nel motore di ricerca, sotto il titolo di una pagina, a mo’ di riassunto e presentazione.
Se scrivi contenuti seguendo il procedimento illustrato sopra, non ci saranno problemi, perché pubblicherai testi rilevanti dal punto di vista dell’utente, per cui il titolo effettivamente corrisponde a una potenziale ricerca.
Gli errori SEO da non fare:
- Non devi usare title tag troppo lunghi, limitati a 60 caratteri. Le ricerche dimostrano che gli utenti sono più disposti a cliccare su title tag coincisi e definitivi.
- Non devi duplicare i meta tag: title e descrizione. Nel senso che non devono essere presenti gli stessi title o le stesse description altrove.
- Non devi usare giri di parole solo per inserire la parola chiave. Le frasi del testo devono avere sempre un senso compiuto.
- Non devi ripetere troppo spesso le parole chiave. Il plugin SEO ti avviserà delle eccessive ripetizioni, ma può calcolare solo l’incidenza di una keyword scelta appositamente. Nelle versioni PRO puoi far analizzare i testi per più parole chiave, ma anziché spendere soldi è meglio scrivere in modo lineare. Scrivi in modo naturale.
- Separa il testo in paragrafi cercando di scrivere in modo consequenziale, senza passare da un argomento all’altro, altrimenti Google non riesce davvero a capire di cosa parla il tuo contenuto.
- Usa elenchi numeri e puntati, sfrutta i sottotitoli in formato H2, H3, H4 per introdurre i sotto-paragrafi e esplorare al meglio l’argomento.
- Usa grassetti e corsivi per evidenziare dei passaggi interessanti.
- Cita fonti esterne se esprimi una opinione che ha necessità di essere corroborata.
- Non copiare da altre fonti, scrivi sempre contenuti univoci e originali.
- Non usare termini banali e ripetizioni continue.
4. Sviluppo un piano editoriale di contenuti web
Se durante la fase di studio e analisi delle ricerche trovo molte idee e spunti, in pratica ho in mano un piano editoriale.
Per rafforzare i contenuti nel ranking di Google, puoi pubblicare una serie di articoli dedicati a un problema e poi linkarli tra di loro, usando le parole chiave come aggancio dei link (anchor text).
Se usi lo strumento del blog puoi assegnarli tutti alla stessa categoria, così da creare un archivio dedicato all’argomento.
Seguendo questo principio, organizzi i vari menù dando importanza a quelle sezioni che vuoi far trovare da Google: le pagine dei servizi oppure le categorie di prodotto, collegate alla home.
In più, sfruttando gli strumenti del plugin SEO, potrai aggiungere la sitemap a Google Search Console, per essere sicuro che il motore di ricerca trovi tutti i contenuti presenti nel sito.
Il mio consiglio è quello di rispondere al posizionamento organico con una produzione organica di contenuti.
Non pubblicare articoli a caso.
Ogni contenuto deve avere l’obiettivo di creare opportunità di traffico qualificato, che porta all’azione che tu desideri.
Se scegli un argomento, cerca di coprirlo per intero, non lasciare nulla al caso.
Alla fine di un articolo o di un contenuto, l’utente deve sentirsi soddisfatto, vorrebbe condividere ciò che ha letto oppure svolgere proprio l’azione che tu hai impostato: contattarti oppure “aggiungere al carrello” e acquistare.
Un buon strumento gratuito, con delle limitazioni, che ti consente di tenere traccia dell’indicizzazione complessiva e quindi dei contenuti, man mano che li aggiungi, è Screaming Frog Seo Spider.
Nel tempo potrai verificare i link interni e i link esterni, e gli eventuali errori.
Usa la sezione Rendimento di Google Search Console per studiare l’andamento dei contenuti all’interno della ricerca di Google.
5. Miglioro la visibilità con la link building
I link in entrata o backlink sono la valuta forte del posizionamento.
Considerali alla stregua di una raccomandazione.
Ma come nelle raccomandazioni, tutto dipende da chi ti raccomanda. Se il tuo sito viene linkato da un sito non autorevole, anzi pieno di contenuti di scarso valore, al limite dello spam, che non c’entrano nulla con l’argomento del tuo sito, avrai pochissimi benefici.
Se il tuo sito viene linkato da siti autorevoli o comunque in argomento, allora c’è sicuramente un beneficio.
Anche se il PageRank, l’algoritmo principale di Google che riguarda proprio la ripartizione del punteggio proveniente dai link in entrata, è su scala logaritmica, la qualità conta più della quantità.
Pochi link ma buoni, tematici e provenienti da siti di valore, assicurano un boost nel posizionamento e aumentano la visibilità nella prima pagina di Google.
Si può linkare la home page oppure singoli contenuti interni.
Come ogni operazione esterna al sito, anche l’acquisizione di backlink è molto delicata.
Google esegue controlli algoritmici e manuali sugli schemi di link e se incontra delle azioni di manipolazione del PageRank arriva a penalizzare manualmente i siti.
Una penalizzazione comporta una perdita secca del ranking su più o tutti i contenuti.
Per questo motivo, la link building andrebbe affidata a un esperto del settore che è in grado di valutare le opportunità di backlink.
Un buon modo per ottenere link in entrata di qualità è quello di pubblicare contenuti forti, dettagliati, di nicchia, molto specifici. Condividerli sui social e aspettare che siano gli utenti a linkarli su forum e altri siti.
Evita il ricorso a:
- Siti di comunicati stampa free e senza controllo editoriale;
- Fornitori stranieri da servizi di link building low cost;
- Acquistare link da forum perché prima o poi Google riconoscerà l’esistenza di un network;
- Farti linkare da siti non mainstream (scommesse, giochi, settore adult, cripto e opzioni binarie che Google considera non etici);
- Linkare a cascata su directory e siti di article marketing free;
- Fare guest post di scarsa qualità su siti non tematici che pubblicano di tutto.
Concentrati molto sui primi 4 passaggi e il 5 diventerà meno importante a lungo andare. Detto ciò, io nella mia consulenza, verifico l’opportunità di avere link in entrata a supporto di contenuti buoni.
Ora che abbiamo visto i 5 punti della strategia di base vediamo quello che io faccio nel concreto.
Riassumendo, per essere ai primi posti di Google…
Google premia quei siti autorevoli in grado di posizionarsi su più parole chiavi.
Anzi, è un sintomo di qualità: maggiore è la capacità della pagina web di essere visibile per più keyword, migliore è la possibilità che si posizioni per le parole con più traffico.
Come visto sopra applico tecniche basate sulla qualità per aumentare la presenza su Google del sito.
Analizzo la concorrenza, cioè studio le pagine web che sono ai vertici delle parole chiavi richieste dal mio cliente. Identifico in esse un pattern comune, cioè uno o più motivi di fondo (cioè i fattori di posizionamento) per i quali queste pagine sono naturalmente in alto e occupano i primi posti di Google.
Pongo le premesse perché il sito del cliente non violi le linee guida di Google e abbia l’opportunità di sfruttare al meglio i fattori di posizionamento. Elimino gli errori che ostacolano la corretta indicizzazione.
Analizzo le query, cioè le ricerche informative che gli utenti formulano su Google. Le analizzo dal punto di vista semantico.
Mi chiedo: cosa esattamente cerca un utente, quando effettua una ben definita richiesta, in sostanza quando digita una parola chiave su Google?
Studio attentamente il comportamento degli utenti, mi chiedo cosa farei io, analizzo la portata della ricerca in siti tematici e cerco di corrispondere al bisogno di informazione dell’utente.
Identifico la struttura ideale del sito, dividendo le aree per livelli di consapevolezza dell’utente.
Ricordati che l’utente ideale per te è il cliente, quello disposto ad acquistare i tuoi servizi o i tuoi prodotti e devi distinguerlo dalla massa di utenti non interessati.
Il mio metodo fa coincidere la consapevolezza dell’utente con una particolare struttura del sito, così che quando arriva sulle tue pagine egli abbia già maturato un certo livello di interesse o sia pronto a maturarlo.
Faccio in modo che il contenuto creato sia altamente ottimizzato in ogni parte.
Mi assicuro che il sito rispetti le linee guida, ma che possieda un profilo di ottimizzazione al 100%, nei limiti dell’appoggio dato dal cliente e dei mezzi messi a sua disposizione, della natura del sito.
L’idea è quella di avere un sito talmente migliorato che in futuro possa andare avanti da solo, con la sola opera del cliente.
La visibilità su Google deve dipendere dalla qualità del sito, non da elementi artificiali.
I contenuti creati od ottimizzati devono essere diffusi online: cerco di costruire un profilo di link building e link popularity di alta qualità, basato su pochi link tematici ma buoni, su contenuti che per la loro qualità ottengono condivisioni sociali, traffico e link in entrata.
Creo un piano di mantenimento quanto più possibile meno oneroso e cerco di consegnare al cliente un sito che rimanga posizionato per anni, senza più interventi, se non per verificare cosa fa la concorrenza o rispondere alle novità del settore.
Inizia ora con la visibilità su Google e i motori di ricerca