25 errori SEO da non fare sul tuo sito web

Ecco un elenco degli errori SEO da evitare che noto di più nei siti web.

Alcuni di questi sono così gradi da impedire una corretta indicizzazione del sito, e quindi vanno corretti immediatamente.

Contenuti non utili e di scarso valore

Ogni contenuto, per posizionarsi bene, dovrebbe essere di valore, dare un contributo reale all’utente. Con l’update Sistema di Contenuti Utili o Helpful Content, Google ha fatto chiaramente capire che la presenza di contenuti di scarso valore tende a minare l’intero posizionamento del sito, compromettendo anche i livelli di indicizzazione.

helpful content

Presenza di contenuti duplicati e non originali

I contenuti presenti nel tuo sito sono già presenti altrove. Oppure c’è un problema di duplicazione interna.

  1. Duplicazioni di contenuto presente altrove o già presente sul sito
  2. Duplicazioni dei meta tag title o ripetizione costante della base dell’URL

Il primo caso è più diffuso di quanto si pensi. I proprietari dei siti a volte non si preoccupano di copiare interi testi da altri siti, ad esempio da Wikipedia, o da libri indicizzati su Google Books o ancora da altri siti, credendo che non ci saranno problemi, ma si sbagliano.

Il secondo caso è più comune in siti che non seguono le best practices, come la canonizzazione delle URL, in siti come e-commerce e news magazine con molti articoli o archivi.

Assenza o scarsa ottimizzazione del meta tag title

Ho scritto perché il meta tag title è importante: si tratta di un indicatore che Google utilizza per capire di cosa parla una pagina.

Posto che sistemi come WordPress lo generano automaticamente, e che esso può essere ottimizzato usando dei plugin SEO, in tanti casi può essere presenta una mancata ottimizzazione.

Va sempre ottimizzato e mantenuto univoco, non presente altrove, su una parola chiave rilevante che è presente – in forma di argomento – nel contenuto.

Titoli non ottimizzati

Ogni contenuto ha una struttura gerarchica, è diviso in paragrafi, che sovente possono essere utilizzati per introdurre il contenuto del paragrafo. Le intestazioni sono in formato H1, H2, H3 e via discorrendo.

Il titolo principale del contenuto va reso in formato H1, mentre i sottotitoli in formato H2.

Se c’è troppa differenza tra titolo del contenuto (H1) e meta title Google può pensare a un eccesso di ottimizzazione.

Il titolo H1 deve fare riferimento al contenuto.

Ripetizione esagerate delle parole chiave (keyword stuffing)

Se è vero che il contenuto deve contenere la parola chiave per la quale ci si vuole posizionare, è anche vero che essa non deve essere ripetuta troppe volte.

Troppe ripetizioni della keyword fanno male. Quante volte deve essere ripetuta la keyword? Il segreto è leggere ad alta voce il contenuto. Così ci si accorge se la keyword viene ripetuta spesso.

Assenza di keyword rilevanti nel testo

Le keyword devono essere comunque presenti e il testo deve essere chiaro nel suo intento, mostrandosi nella forma adatta a quel genere di argomento.

Ad esempio: un testo scientifico dovrà utilizzare la terminologia scientifica, anche se l’intento è quello divulgativo. Basta spiegare.

Le keyword devono essere ricorrenti nel testo, ma questo va scritto avendo in mento l’argomento più che una singola keyword, così da offrire un contenuto rilevante, coerente, in argomento.

Over ottimizzazione del sito

L’over ottimizzazione è il contrario della mancanza di ottimizzazione e succede quando si ottimizza troppo.

La keyword viene usata troppo di frequente anche in elementi estranei al testo, ad esempio le immagini, le voci di menu, i titoli H2, H3.

Struttura delle URL non ottimizzata

La struttura del URL o indirizzo del contenuto (slug o permalink) non è ottimizzata ed è lasciata al caso.

Le URL vanno riscritte. In WordPress, per esempio, puoi decidere in che forma riscriverle andando nella sezione IMPOSTAZIONI > PERMALINK.

La URL deve essere descrittiva e contenere la parola chiave.

Scrivere contenuti non utili all’utente

Il content marketing è importante e non riguarda solo la generica scrittura di articoli SEO.

È importante seguire una logica nella programmazione dei contenuti, che devono mirare a ciò che l’utente vuole veramente.

Seguire l’intento dell’utente nelle ricerche, significa attribuire un significato reale a una parola chiave.

Cosa cerca esattamente l’utente su Google? I tuoi contenuti danno informazioni adeguate o sono stati scritti solo per il motore di ricerca?

Presenza di errori e informazioni non corrette

Google è in grado di capire se un sito presenta contenuti con informazioni inesatte, affermazioni non scientificamente provate, che non hanno alcun supporto logico, scientifico o razionale o che siano contro l’opinione comune degli esperti del settore.

Controlla sempre il tenore delle informazioni che riporti e supportale con dei link in uscita di facile consultazione e di alto livello.

Anche non fornire informazioni di trasparenza regolate dalla legge o comunque utili all’utente per capire chi c’è dietro un sito, può portare a perdere posizioni.

Usa un linguaggio formale, ma di qualità. Non è consigliato pubblicare contenuti pieni zeppi di errori ortografici e con una sintassi di scarso livello.

Pubblicare senza regolarità

Se il sito non ha contenuti aggiornati o i contenuti diventano desueti nel tempo, prima o poi verrà superato da contenuti più freschi e ricchi di informazioni utili.

Le informazioni, come detto sopra, tendono a diventare desuete, soprattutto quelle che si cercano online.

Una buona cadenza di pubblicazione può dimostrare impegno nel tenersi aggiornati e fornire agli utenti dei contenuti sempre sul pezzo. Un sito che tratta di argomenti sottoposti a un ciclo di rinnovo continuo invecchia facilmente e smette di fornire risultati utili, che Google tende a tralasciare.

Il sito è completamente diverso dagli altri della sua stessa categoria

Google indicizza il sito seguendo un principio di clusterizzazione (tipico degli algoritmi) per cui ordina i siti secondo specifiche similarità. La ricorrenza di determinati pattern è fondamentale per aiutare l’utente, anche in un regime di machine learning (apprendimento automatico).

In parole povere, se i siti che si posizionano bene hanno determinate caratteristiche, e non solo dal punto di vista dei contenuti, ma proprio per come generano risposte alle entità presenti nel motore di ricerca, allora non ci si deve discostare troppo da questo modello.

L’esempio noto che faccio sempre è quello di prenotazione dei voli.

Tutti i siti migliori e posizionati bene dispongono di un motore di ricerca comparatore di offerte, che consente all’utente di scegliere il volo.

Non è un caso: l’entità della ricerca di voli si basa proprio sulla possibilità di prenotarli, altrimenti non avrebbe senso.

Un sito che parla solo di voli, anche in modo coerente e forbito, ben ottimizzato in ogni segmento, non si posizionerà MAI rispetto a uno che offre lo strumento di comparazione.

Il tuo sito, in sostanza, deve essere in linea con quelli che si posizionano, sia per le caratteristiche che offre, sia per il livello in cui i contenuti sono in grado di rispondere all’intento dell’utente (che a sua volta trova un’entità nel sistema di indicizzazione di Google).

Non stai usando i dati strutturati

I dati strutturati consentono al motore di ricerca di aumentare la propria capacità di comprensione, a livello semantico, di ciò che è presente nel sito.

Vengono usati per fornire informazioni supplementari di importanza rilevante per l’utente, in modo diretto, senza fraintendimenti.

I dati strutturati possono essere usati in molti campi, ad esempio per identificare al meglio un’attività locale.

Errori nel loro utilizzo possono portare a degli avvertimenti da parte di Google Search Console.

L’architettura del sito è priva di logica

L’alberatura o architettura del sito deve privilegiare l’aspetto gerarchico.

Se il sito ha una struttura profonda, la sua architettura deve favorire Googlebot nello scoprire i contenuti più lontani dalla home page.

Tieni conto di quanto segue:

  • La home page è la pagina di presentazione, dove va messo in mostra tutto ciò che è rilevante, come anteprima, come se fosse una vetrina.
  • Il menu di navigazione principale deve collegare le pagine di secondo livello più importanti e, in forma di sottomenu, quelle di terzo livello che meritano esposizione.
  • Non andare oltre il terzo livello, possibilmente.
  • Già dalla home page, l’utente deve capire chi è, cosa fa e di cosa si occupa il sito.
  • I contenuti devono essere collegati tra di loro tramite link, seguendo un principio di utilità per l’utente. I collegamenti tra contenuti interni possono essere fatti usando la parola chiave nel testo (anchor text).

Assenza di collegamenti interni

Collegare internamente i singoli contenuti, come pagine e articoli, all’interno del corpo del testo può aiutare a migliorare l’indicizzazione e il ranking.

Non farlo equivale a perdere un’opportunità e rinunciare a costruire un’architettura del sito ragionata e logica, che piace al motore di ricerca.

Allo stesso modo è un errore sprecare l’anchor text interno, cioè il testo che contiene il link su testi generici e privi di significato (es.: clicca qui, vai qui).

Presenza di link e collegamenti spezzati

Un link spezzato è un collegamento web che non porta da nessuna parte. L’utente ci clicca e gli viene mostrato un errore 404 “pagina non trovata”.

Un eccesso di link spezzati (broken link) può svalutare il sito nel ranking, e va immediatamente curato con opportuni rimedi. Ad esempio:

  • Personalizzando la pagina 404 fornendo alternative rapida, come una sitemap HTML.
  • Reindirizzando via REDIRECT 301 la pagina cancellata verso una funzionante.
  • Intervenendo con opportuni tool per analizzare su larga scala questi link spezzati e correggerli manualmente. (Esempio: Screaming Frog SEO Spider).

Stai usando tecniche di black hat per ottimizzare e promuovere il sito

Oltre ad alcune già citate, usare tecniche di black hat può portare a una penalizzazione:

  • Pagine Doorway: pagine di bassa qualità e di scarso valore che sono state costruite per posizionarsi in alto per specifiche parole chiave o termini di ricerca, inserendo parole chiave. Immagina pagine ripetute dove c’è una semplice variazione di testo.
  • Il testo nascosto, anche involontariamente, può provocare dei problemi di indicizzazione e portare anche a penalizzazioni. Esempio: il colore del testo si confonde con lo sfondo.
  • Testo automatizzato: contenuti scritti da sistemi automatizzati che generano testi ripetitivi, zeppi di variazioni di keyword, ma senza alcun significato reale.
  • Tecniche di backlink obsolete: iscrizioni in directory multiple senza controllo editoriale, commenti su blog basati sull’uso della keyword, backlink di scarsa qualità con uso ripetuto della keyword nell’anchor text; article marketing con ripetizione costante dello stesso contenuto; guest post su siti di scarsa qualità.
  • Nell’ambito dei miei pacchetti SEO propongo l’utilizzo di tecniche genuine e comunque sicure.

Assenza del certificato SSL

La sicurezza del sito è indispensabile per aumentare la fiducia degli utenti. Se il tuo sito viene bucato dagli hacker e mette a rischio la privacy degli utenti allora è un grosso problema.

Da anni i browser come Chrome, Mozilla e Safari segnalano quando un sito non è sicuro, perché manca un certificato SSL ovvero non venga servito con la modalità https. Eppure molti hosting provider forniscono un certificato gratuito.

Manca la sitemap XML

La sitemap XML è un protocollo accettato da tutti i motori di ricerca per aiutarli a capire meglio la struttura interna del tuo sito, l’alberatura, e quindi indicizzarlo al meglio.

Si trova nella root del sito, quindi nel primo livello, per cui sei in grado di verificarne la sua presenza andando su example.com/sitemap.xml.

Il problema è che devi crearla, non viene creata in automatico, tranne dei rari casi in cui si usino piattaforme CMS che la prevedano di default. WordPress, per esempio, non lo fa e per questo bisogna affidarsi a un plugin. I plugin SEO gratuiti come Yoast o RankMath integrano la sitemap. Puoi comunque usare il plugin gratuito Google Sitemap Generator per installarla.

Quando lo hai fatto, torni a Google Search Console e la dai in pasto a Google. La sitemap, come suggerisce il nome, è una vera e propria mappa del sito, che elenca tutti i contenuti presenti che ti interessa indicizzare, persino quelli più distanti della home in termini di profondità. È un valido aiuto per risolvere i problemi di bassa indicizzazione.

Il sito è troppo lento a caricare le pagine

L’esperienza sulle pagine è molto importante.

Google tiene conto dei Segnali Web Essenziali e della performance delle pagine, segnalando quelle che non vanno bene perché troppo lente.

Lo strumento che aiuta, in questi casi, è il PageSpeed Insights.

Occorre sempre privilegiare gli aspetti della velocità alla presenza di elementi che appesantiscono, inutili per l’utente.

velocità sito
Alcune metriche che indicano una certa lentezza nel sito.

Un servizio di hosting di scarsa qualità può influire su queste metriche e può rendere irraggiungibile il sito agli utenti, mostrando un errore 500.

Il sito non è ben leggibile da dispositivi mobili

I dispositivi mobili, come gli smartphone e i tablet, oggigiorno rappresentano la fetta più grossa del traffico web.

I siti web con design responsive, adattabile e reattivo rispetto agli schermi più piccoli degli smartphone, ottengono più visibilità su Google, rispetto a siti web con design superati che non garantiscono un’esperienza fluida agli utenti.

La grafica del sito è datata e rende difficoltosa la lettura

Usare tecnologie datate può influire sul posizionamento, ad esempio facendo ricorso alla ormai superata tecnologia flash.

La grafica deve privilegiare il contenuto e la navigazione tra le pagine principali. Ogni altro orpello va abolito.

Google privilegia i siti che hanno un alto livello di Accessibilità: tutti gli utenti, anche quelli con problemi o con strumenti mediocri, dovrebbero poter navigare sul sito senza alcuna difficoltà.

Privilegia una forma di comunicazione pulita, che lascia poco spazio agli ornamenti, in favore di informazioni chiare e precise.

sito ottimizzato
Google ha strumenti per misurare la performance di un sito nel suo insieme, per come appare all’utente che naviga in rete.

Usi versioni del CMS e dei plugin non aggiornate

Se usi versioni di CMS come WordPress non aggiornate puoi rischiare un attacco hacker o malware e fornire una pessima esperienza di navigazione all’utente.

Google può segnalare il sito come pericoloso, escludendoti dall’indice.

Sono presenti errori nel file robots o file robots mancante

Anche questo file, come quello di sitemap, svolge un ruolo importante nell’indicizzazione perché può contenere delle direttive di blocco per il motore di ricerca. Immagina il file robots.txt come un manuale di istruzioni che dice al motore di ricerca cosa fare. In particolare, escludere intere sezioni dall’indicizzazione perché non vuoi che vengano rese pubbliche su Google.

L’assenza di un file robots.txt viene subito segnalata da Google Search Console e puoi verificarla inserendo robots.txt alla fine del tuo dominio (example.com/robots.txt). Inoltre un file robots può contenere istruzioni che bloccano il motore di ricerca, ma tu non te ne rendi conto.

Puoi sempre farlo valutare da Google Search Console.

Le impostazioni dei meta robots bloccano il sito

Proprio come nell’esempio riportato all’inizio, il tuo sito potrebbe bloccare Google e gli altri motori di ricerca a causa delle impostazioni dei meta robots.

Queste sono delle direttive presenti direttamente in pagina, molto simili a quelle generiche che vengono date tramite file robots.txt.

L’impostazione di blocco dei motori e quindi dell’indicizzazione è noindex, nofollow, quando di default (cioè nemmeno dichiarato) è index, follow. Cioè indicizza e segui.

Se l’impostazione noindex, nofollow è attiva essa compare nel sorgente della pagina web. Ti basta perciò cliccare con tasto destro sulla pagina, aprire menu “Visualizza Sorgente” oppure cliccare la combinazione ctrl+U o cmd+U su Mac. Basta cercare noindex o nofollow nella casella di ricerca (CTRL+F o CMD+F), se compare allora hai un problema.

Se utilizzi WordPress questa impostazione è presente nel menu Impostazioni > Lettura da bacheca. Come nell’immagine.

errori seo
Se trovi la casella “Scoraggia i motori di ricerca” selezionata, deseleziona e salva.

In conclusione, cerca di evitare errori SEO molto banali che si distinguono subito per un fattore: non sono utili agli utenti.

Google premierà il tuo sito se lo renderai facile da navigare, ricco di informazioni chiare, precise e rilevanti, senza alcuna trappola tesa all’utente.

Pietro Soddu

Senior web marketing specialist

Aiuto PMI, professionisti, siti web e attività locali a trovare il loro posto nella rete, aumentando visite e ricavi.

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